Gli ultimi mesi sono stati segnati da manifestazioni politiche e da episodi, limitati ma non meno gravi, contraddistinti dall’aperto riferimento a parole d’ordine, (dis)valori e simboli riconducibili al fascismo, al nazismo, allo sterminio degli ebrei, alla discriminazione di popoli e gruppi sociali in ragione della razza, dell’etnia, degli orientamenti sessuali, secondo inaccettabili gerarchie dettate dall’odio e dalla violenza. Da questi casi – e persino da circostanze rispetto alle quali non ancora si accerta l’effettiva consapevolezza (politica e soggettiva) dei loro protagonisti – emerge l’estrema permeabilità dei discorsi e delle raffigurazioni, insieme al riferimento costante, sul piano terminologico e delle effigi evocate, ai peggiori sotterranei della storia del Novecento.

Su tale dinamica, ora in atto e sempre più diffusa nelle pieghe della società, alimentata da frange minoritarie e spesso protetta da una ben più larga condiscendenza implicita e sotto traccia, per certi versi ancor più insidiosa, o da atteggiamenti che tendono a “minimizzare”, agisce come detonatore la potenza dirompente dei social-media, attraverso i quali si diffondono i veleni di un’intolleranza che penetra in profondità, sino a diventare una vera e propria sub-cultura in grado di influenzare quote significative di opinione pubblica. Lo stesso fenomeno trova facile terreno di coltura nel più ampio contesto europeo, enfatizzato ad arte da una vera e propria “imprenditoria politica della paura e del rancore”, che si nutre degli effetti sociali devastanti prodotti da una crisi economica di lungo corso, della difficile e complessa regolazione dei fenomeni migratori, della minaccia terroristica incombente sulle nostre città.

Un mix esplosivo, che lega fortemente, in un’unica catena di pensiero, questioni diverse, le quali trovano – nel rigetto razzista degli ‘stranieri’ e nella richiesta di soluzioni autoritarie – il collante più efficace, alimentato da una terminologia priva di scrupoli, che non di rado evoca l’autodifesa armata come legittima e si spinge alla riabilitazione di simboli e figure del nazismo e del fascismo.

Di fronte al sempre più evidente degrado del linguaggio, che invade parte dell’iniziativa politica, occorre interrogarsi su quali siano le azioni più efficaci per opporre un contrasto deciso a tale deriva. Certo, un appello alla consapevolezza e alla difesa della democrazia non può che partire, in primo luogo, dai responsabili istituzionali e politici delle diverse forze in campo, secondo un ordine di sobrietà; di misura delle parole usate, anche nella più aspra delle polemiche; di ferma intransigenza nei confronti degli autori di affermazioni e iniziative che riecheggiano le pagine più tragiche del Novecento.

Ma insieme ad una necessaria forma di autoregolamentazione, diviene indispensabile un’attenta ricognizione circa le ragioni richiamata sottese alla labile e spesso inadeguata risposta offerta dalle incriminazioni, in sede giudiziaria, dei comportamenti e delle azioni palesemente riconducibili a forme di apologia del fascismo. Ragioni forse da ricercare, anche, nella necessità di aggiornare la definizione stessa di “fascismo”, riferendola non solo, ed esclusivamente, all’esperienza storica del “ventennio” nel nostro Paese, ma più estensivamente alle declinazioni attuali di (dis)valori e affermazioni che presentano, sulla scena contemporanea, forme plurali di fascismo, disprezzo verso le diversità, manifesta volontà di ricorrere a soluzioni forti. Infine, occorre riprendere con maggiore energia, sistematicità e capillarità il lavoro profondo della formazione e della progettazione di occasioni per la circolazione di cultura e conoscenze storiche, possibilmente alimentate da linguaggi lontani dalle retoriche e vicini all’orizzonte cognitivo dei più giovani, recuperando pratiche di impegno civile e operando per la ricostruzione di un’identità nazionale sul fondale dell’antifascismo e sulle conquiste in termini di diritti civili che da esso sono scaturite: passaggio ancora indispensabile per dar luogo ad una difesa costante dei diritti e delle libertà.

Per tutte le ragioni ora richiamate, riteniamo di rivolgerci con un appello al Presidente della Repubblica, nella sua funzione di supremo garante della Costituzione, ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, ai Ministri della Giustizia, dell’Istruzione e della Cultura, dell’Interno e della Difesa, per le alte responsabilità di cui sono depositari nelle rispettive competenze, affinché siano messe, il più rapidamente possibile, in atto le seguenti iniziative:

  1. costituzione di un Comitato nazionale dei massimi esperti nelle materie giuridiche, storiche, sociologiche e politologiche, che istruisca un processo di rivisitazione e attualizzazione del concetto di “fascismo”, da porre a riferimento della normativa che disciplina i reati riferiti ai tentativi di riorganizzazione e apologia del fascismo, e suggerisca al legislatore gli eventuali correttivi da apportare alla normativa stessa;
  2. riconoscimento formale, come patrimonio inalienabile della Nazione, da porre sotto la tutela dello Stato, dei luoghi che in diverse forme e modalità conservano e rappresentano la memoria dell’antifascismo e della Resistenza; della deportazione e delle persecuzioni perpetrate in Italia dal fascismo e dal nazismo; del coraggio civile e della solidarietà prestata ai più deboli e ai perseguitati; delle stragi e delle distruzioni provocate dalla seconda guerra mondiale;
  3. riconoscimento formale, tutela e valorizzazione, come patrimonio inalienabile della nazione, da porre sotto la tutela dello Stato, dell’Istituto nazionale della storia del movimento di liberazione in Italia e di tutti gli Istituti appartenenti alla rete ad esso afferente, a partire dalle risorse librarie, archivistiche e dalle raccolte di varie tipologie documentali da essi conservate;
  4. sostegno finanziario dello Stato, strutturale e costante, agli Istituti della rete dell’Insmli, finalizzato a garantirne il funzionamento, l’apertura al pubblico delle biblioteche e degli archivi, l’attività di ricerca e quella didattica; nonché ai luoghi della memoria e alle istituzioni museali che del secondo conflitto mondiale e di altre pagine del Novecento raccontano le storie e le articolazioni socio-politiche più interessanti;
  5. promozione e coordinamento, da parte del MIUR, di un grande progetto di ricerca su scala nazionale, finalizzato a sistematizzare e aggiornare le indagini sulla realtà dell’arcipelago neofascista e neonazista in Italia, della resistenza e della solidarietà ai perseguitati, con particolare attenzione ai nuovi strumenti di comunicazione, anche attraverso il coinvolgimento delle istituzioni di ricerca locali;
  6. impegno a sostenere nella prossima legislatura l’approvazione di una legge che introduca l’insegnamento della Costituzione nelle scuole, della radice storica e culturale dei valori morali e civici ad essa sottesi, nonché delle finalità giuridiche, istituzionali, sociali, economiche e culturali che essa si prefigge.

La legislatura sta volgendo al termine, ma questo non ci esime, fino all’ultimo minuto, di agire a contrasto di quella che rischia di diventare una vera e propria emergenza democratica.

Confidiamo, siamo certi, che su questa proposta incontreremo l’impegno del vasto mondo dei partiti e delle associazioni democratiche, a cominciare da quelle che istituzionalmente operano per difendere i valori dell’antifascismo,  insieme alla memoria della lotta di liberazione e delle persecuzioni del nazifascismo, alle quali questo appello guarda come principali e insostituibili interlocutori.

Daniele BORIOLI, Stefano VACCARI, Donatella ALBANO, Silvana AMATI, Ignazio ANGIONI, Hans BERGER, Amedeo BIANCO, Claudio BROGLIA, Massimo CALEO, Laura CANTINI, Rosaria CAPACCHIONE, Valeria CARDINALI, Vannino CHITI, Monica CIRINNA’, Paolo CORSINI, Erica D’ADDA, Emilia DE BIASI, Mauro DEL BARBA, Rosa Maria DI GIORGI, Lucia ESPOSITO, Stefano ESPOSITO, Camilla FABBRI, Laura FASIOLO, Nicoletta FAVERO, Elena FERRARA, Marco FILIPPI, Rosanna FILIPPIN, Federico FORNARO, Francesco GIACOBBE, Silvio LAI, Linda LANZILLOTTA, Sergio LO GIUDICE, Doris LO MORO, Patrizia MANASSERO, Donella MATTESINI, Claudio MOSCARDELLI, Luis Alberto ORELLANA, Pamela ORRU’, Giorgio PAGLIARI, Carlo PEGORER,  Stefania PEZZOPANE, Laura PUPPATO, Luciano PIZZETTI, Gianluca ROSSI, Giancarlo SANGALLI, Francesco SCALIA, Annalisa SILVESTRO, Maria SPILABOTTE, Ugo SPOSETTI, Dario STEFANO, Gianluca SUSTA, Salvatore TOMASELLI, Mara VALDINOSI

 


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