“La narrazione sul Mezzogiorno che, complice la discussione sull’autonomia rafforzata, presidia dibattito pubblico e scena mediatica è inconcepibile oltre ogni dire. Abbiamo dimenticato che Mezzogiorno significa eccellenza, parte costitutiva di quel made in Italy che ancora tiene in vita il paese, talenti, saperi, segmenti economici competitivi. Fingiamo di ignorare che un colosso mondiale del digitale, della Ciber Security e dell’intelligenza artificiale come la giapponese Ntt Data ha scelto di avere uno dei suoi tre centri di ricerca e sviluppo a Cosenza, dopo Tokyo e Palo Alto. Che ad Amendola vantiamo un centro di eccellenza nel settore dei droni per uso di pubblica utilità, che le regioni con il maggior numero di aziende agricole nel nostro Paese sono Puglia, Sicilia, Calabria, Campania, ovvero la maggior parte dell’agroalimentare italiano.
La raffigurazione di un Mezzogiorno assetato di assistenzialismo, incapace di sviluppo autopropulsivo è, più che desolante, colpevole perché alimenta una discussione completamente falsata. Del Mezzogiorno non si parla più se non in modo volutamente disorganico.
Mentre abbiamo una Ministra che ormai distribuisce Contratti Istituzionali di Sviluppo come se piovesse e contemporaneamente apre all’estensione delle Zes anche in altre parti del Paese ignorando che quello strumento era volto significativamente ad accelerare dinamiche di crescita nelle regioni meridionali per ridurre il gap e attrarre investimenti, non sappiamo a che punto siano i Patti per il Sud e le Città Metropolitane, lo stato dell’arte del Fondo sviluppo coesione di cui abbiamo notizie solo attraverso le inchieste giornalistiche, né su come si stia procedendo concretamente in attuazione del Decreto Crescita che indica la riorganizzazione in un unico Piano Operativo di quelle risorse attraverso l’Agenzia per la coesione territoriale. E’ di tutto questo che il Parlamento dovrebbe discutere e a tutto questo che il Governo dovrebbe rispondere, non su come spacchettare il Paese e mandare in soffitta l’idea di unità nazionale senza aver prima attuato la Legge 42”.


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