“Sono giornate dure. Ieri ho scritto a Matteo: “Me lo hai insegnato tu a dividere la politica e le questioni personali…”. e politicamente io la sua decisione non la capisco”. La senatrice Caterina Biti è una renziana nativa, nel senso che ha iniziato a fare politica con e per Matteo Renzi, allora candidato sindaco di Firenze, seguendolo passo passo per dieci anni. Fino a ieri, quando ha pubblicato su Facebook un post con una foto che dice molto più di tante parole: lei che fa attacchinaggio di notte per il Pd durante la campagna elettorale delle ultime comunali.
In molti scommettevano sul fatto che avrebbe seguito Renzi anche stavolta. Perchè non l’ha fatto?
“Perchè restare nel Pd è la scelta più coerente che posso fare se guardo a tutto il mio percorso politico iniziato dieci anni fa con la candidatura nella lista “Facce nuove a Palazzo Vecchio” a sostegno di Matteo sindaco anno 2009″.
Tre anni dopo Renzi la nomina assessore all’Ambiente. Poi alle elezioni del 2014 sostiene la sua candidatura in Consiglio comunale: lei sbaraglia tutti prendendo 1.600 voti e diventa presidente del Consiglio, infine, nel marzo 2018, l’ex rottamatore la mette nella lista proporzionale del Senato: un biglietto sicuro per Roma. Lo sa, vero, che adesso rischia l’accusa di essere un ingrata?
“Io a Matteo devo tantissimo, è stato il primo a insegnarmi cos’è la politica. Sarò sempre grata a lui e a Luca (Lotti) per aver creduto e credere in me. Ma fare politica vuole dire fare delle scelte, e anche questo l’ho imparato da Renzi.
Un modo gentile per dire ciao ciao…
“Io non ragiono così, non mi riesce. Il fatto è che io politicamente non vedo motivi fondati per questa rottura. Tre mesi fa ho chiesto i voti per il Pd e per rieleggere sindaco Dario Nardella. E un anno e mezzo fa li ho chiesto per il Pd guidato da Matteo. Fino a quattro giorni fa ho fatto la volontaria alla Festa dell’Unità al Mandela Forum… Come potrei spiegare alla nostra gente che adesso me ne vado?”.
Però la scelta non è così liscia come la descrive. Tra i renziani storici come lei c’è chi dorme da giorni, chi ha pianto, chi sta ancora litigando con Renzi…
“Certo sarebbe ipocrita negare che è un momento difficile per molti di noi. Con Matteo e altri che lo seguiranno in questa nuova avventura abbiamo passato tanti momenti belli, c’è il dispiacere e anche la preoccupazione che oltre alla comune militanza politica si interrompano anche rapporti d’amicizia. io stamani in un messaggio gli ho ricordato che è stato lui a insegnarmi a dividere questioni politiche da quelle personali…”.
Ecco, ma Renzi ha provato a convincerla ad aderire al nuovo gruppo?
“E’ da qualche giorno che ci scriviamo e ovviamente la frase “Vieni con me o no?” c’è stata. Anche con toni poco soft, inutile negarlo”.
Cioè c’è stato uno scontro tra di voi?
“Fa parte della politica. Nessuno di noi se la prenderà”.
Andrà alla Leopolda?
“Sinceramente? Ci devo pensare. Magari un salto ce lo faccio, anche perchè ad aprire c’è Dario Nardella, e poi ascoltare è sempre giusto. Ma sicuramente non sarà come gli altri anni…Alla prima Leopolda io portai le paste di ‘Giorgio’ a tutti i volontari, un’usanza che poi ho mantenuto anche negli anni successivi. Quest’anno non potrò farlo, è cambiato tutto. Per questo non so se andrò alla Leopolda…”
Ma lei non teme che senza più Renzi i renziani nel Pd rischino di diventare una specie di riserva indiana?
“Io credo che a maggior ragione ora noi dovremo lavorare per rafforzare il profilo riformista e innovativo del Pd. Ho ricevuto tanti messaggi di incoraggiamento in questo senso”.


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