L`IDEA DEL SINDACO D`ITALIA, PIÙ VOLTE PREFIGURATA DA MATTEO RENZ I COME AUSPICABILE SOLUZIONE PER LA FORMA DI GOVERNO, va sostenuta ma anche chiarita. Quando si evoca tale modello si auspica che – come avviene già oggi nelle elezioni comunali – i cittadini sappiano prima delle elezioni i nomi dei candidati; sappiano poche ore dopo la chiusura del secondo turno (o del primo se uno raggiunge la maggioranza) il nome di chi ha vinto e governerà. Avendo apprezzato come amministratore pubblico la bontà (pur con alcuni limiti) del modello, penso che possa funzionare anche a livello nazionale, purché si precisino alcuni punti.
Sono due le questioni dirimenti. Primo: la scelta del vertice dell`esecutivo da eleggere con il sistema maggioritario a doppio turno riguarda il primo ministro o il Capo dello Stato con poteri di governo? Secondo: i parlamentari vengono eletti con liste bloccate, con collegi uninominali o con le preferenze? I sostenitori del semipresidenzialismo alla francese sono per l`investitura popolare di un Capo dello Stato con poteri di governo, cioè per il superamento di un presidente della Repubblica di garanzia e di equilibrio. Temo che con tale soluzione non bastino – semmai ci sia la volontà di approvarli – i contrappesi da molti suggeriti: norme sul conflitto di interessi, sfiducia in casi gravi, presidenza del Csm ad altra figura, tutela delle prerogative parlamentari. Il sistema gollista rischia di assegnare eccessivo potere a una persona, cioè di provocare o essere alimentato da derive cesariste e populiste.
Sarebbe tuttavia miope non riconoscere, all`opposto, i vizi cronici del parlamentarismo e l`esigenza di dare efficacia alla forma di governo e all`attività legislativa. Facciamo subito, dunque, la riforma del Senato e approviamo la riduzione del numero dei parlamentari. Insieme, prevediamo una riforma elettorale che preveda il sistema maggioritario a doppio turno, un premio di maggioranza e l`indicazione diretta del premier, consolidando la governabilità e favorendo un sistema tendenzialmente bipolare. Ritengo che l`equilibrato ruolo di garanzia tra i poteri attribuito al Capo dello Stato vada invece ancora bene così com`è. È poi ragionevole continuare a prevedere che la sua elezione venga dai rappresentanti eletti dal popolo (sarebbero cinque o seicento, non più mille). Secondo dilemma, come eleggere i parlamentari: ci si divide tra collegi uninominali a doppio turno o preferenze. Inutile ricordare che, nei Comuni, i consiglieri si eleggono con le preferenze. Io sono per queste ultime: solo così il cittadino sceglie davvero! Con i collegi uninominali puoi trovarti un solo candidato, mediocre o che non apprezzi, del tuo partito o della tua coalizione, e ti tocca votarlo. E poi non si capisce perché le preferenze vadano sempre bene, tranne che per il Parlamento. È nota l`obiezione: le preferenze alimentano clientele, collusioni e infiltrazioni mafiose. Si può rispondere che anche con i collegi uninominali esiste tale pericolo. Per evitarlo sarebbe decisivo anticipare a due mesi prima le candidature e consegnare ai candidati un bancomat con massimale per le spese elettorali. Chi sgarra decade automaticamente, se eletto. Inoltre, andrebbero ridotti i collegi: vanno bene collegi al massimo da un milione di abitanti (ma meglio da cinque-seicentomila), dove garantisci scelta, competizione e rappresentanza plurale. Il premio di maggioranza verrebbe attribuito alla coalizione legata al premier vincente, recuperando i migliori non eletti.
C`è poi un`altra questione da considerare. I collegi uninominali sono stati finora assegnati con criteri decisi dal partito: insomma, la maggioranza, se vuole, può prendersi i collegi migliori. Anche per questa ragione sono preferibili le preferenze. Diversamente c`è il rischio che il congresso decida non solo gli assetti di partito, ma anche del Parlamento. Infine, faccio tesoro della mia esperienza. Posso dire che i sindaci o i presidenti regionali riescono di norma a governare per cinque anni avendo potere in abbondanza, al punto che i Consigli fanno fatica spesso a esercitare un vero e opportuno contrappeso. Come dire: basta già l`elezione diretta del capo del governo con il maggioritario a doppio turno e il premio di maggioranza per garantire forte potere agli esecutivi e spuntare i vizi del parlamentarismo. Tra la forma assembleare e la forma semipresidenziale c`è, insomma, spazio per modelli che sono la regola in Gran Bretagna, Germania, Spagna. Modelli che, con le precisazioni indicate e altre che mancano, possono dare sostanza e assomigliano all`attuale sistema di elezione dei sindaci. Appunto, il sindaco d`Italia.

Ne Parlano