Intervento integrale nel dibattito sulla fiducia al governo

Signor Presidente del Consiglio,

la comunicazione che Lei ha svolto oggi è per noi quel messaggio forte e chiarificatore che serviva, dopo l’annuncio delle dimissioni dei parlamentari e ministri del PdL e l’intensificarsi dei venti di crisi.
Il Suo discorso è per il Partito Democratico pienamente condivisibile, corrisponde a domande e speranze molto diffuse nel Paese. La maggioranza dei cittadini, quelli che incontriamo tutti i giorni nei luoghi di lavoro e di studio, nelle imprese o nelle professioni chiede alla politica e al Governo stabilità, chiede risultati visibili e concreti, chiede continuità.

Certo non qualunque continuità, non un Governo a tutti i costi.

Lei stesso lo ha detto. Le italiane e gli italiani vogliono che la politica e le Istituzioni si misurino seriamente con i problemi, che restano grandi; che si facciano carico della complessità e della durezza della fase, senza promesse irrealizzabili né scorciatoie demagogiche; che diano l’esempio, fiducia e una bussola credibile.

Il nostro dibattito deve innanzitutto guardare al Paese. Diciamo sempre, anche con qualche solennità, che qui siedono i rappresentanti del popolo o dei cittadini.

Oggi abbiamo l’occasione per ragionare e parlare davvero in loro nome, mettendoci all’altezza delle preoccupazioni, delle ansie e anche delle speranze dell’Italia.
Il Paese ci guarda, ci attende alla prova, ci giudicherà. Per le cose che diremo e per gli impegni che prenderemo, seriamente, lungo la linea tracciata dalla comunicazione di stamattina.

Tre cose sono ben chiare a chi mette attentamente e non superficialmente l’orecchio a quel che pensano e ci dicono i nostri cittadini ed elettori.

Primo punto. I cittadini non vogliono rotture al buio né tornare a votare con una legge che rende una chimera la maggioranza al Senato.
Questo sentimento si coglie meglio se si allarga lo sguardo, se usciamo tutti quanti dalla cerchia ristretta dei militanti di partito. Se entriamo in contatto con fasce di popolazione più distanti dalla politica attiva ma non per questo meno sensibili al bene del Paese, vediamo che esiste una vastissima e forte domanda di serietà, di concretezza, di operosità. E quindi, conseguentemente, di qualità della politica, di stabilità intesa nel senso più alto.
Per questi nostri cittadini la possibile interruzione dell’attività governativa oggi, nel pieno di un passaggio difficile e insidioso della crisi economica e sociale, rappresenta un trauma, una perdita di orizzonte e di riferimento. Ce lo dicono per strada, nei bar, sul treno. Tutti i giorni.

Il Parlamento italiano sarà fedele interprete del sentimento popolare se parte da qui. Senza sottovalutare né banalizzare l’appello alla stabilità e alla responsabilità.
Non perché il nostro operare sia perfetto ma perché un’azione continuativa e coerente del Governo e del Parlamento dà il senso al Paese che c’è una guida, c’è chi indica un senso di marcia, c’è chi tiene aperta la speranza.
Dopo tanti anni di promesse esagerate, annunci di riforme disattesi ed esasperati conflitti politici ed istituzionali oggi serve una fase diversa, di realistico ma rigoroso lavoro ricostruttivo e riformatore.
Ecco il valore esemplare della stabilità. Non è un imbroglio, è un messaggio a tutto il Paese, un impegno in suo nome.

La stessa domanda ci viene anche dall’Europa e da tutte le istanze internazionali che contano. Anche ad essa guardiamo con consapevolezza e attenzione. Sono argomenti vitali per noi.
Non tacciamo sempre tutto e tutti di interferenza, di attentato alla nostra sovranità! Non ci sorprendiamo se ci dicono che l’instabilità dell’Italia può causare problemi all’Europa.
Sarebbe bizzarro se proprio noi italiani pensassimo che quello che accade qui non ha nessuna importanza fuori dai nostri confini. Sarebbe un modo, questo sì assai provinciale, per sminuire il valore dell’Italia dentro l’Europa unita.
E invece dobbiamo saperlo noi per primi e da soli, senza farcelo dire da nessuno. Sì, una fase di instabilità, di stallo operativo, di debolezza faccia alla speculazione finanziaria internazionale in Italia è un problema per l’Europa.

Perché l’Italia è un paese grande e importante, che ha riconquistato un ruolo ed un prestigio nel consesso mondiale. E che proprio per questo oggi ha delle responsabilità.
Che idea avremmo noi del nostro ruolo in Europa se pensassimo che le nostre scelte ed i nostri atti fossero ininfluenti, marginali? Saremmo i primi detrattori del nostro Paese e del suo diritto di contare sulla scena europea e non solo.

Ecco un punto importante: non sprechiamo energie in polemiche improduttive con l’Europa, misuriamoci seriamente e compiutamente con i temi che essa ci pone. A cominciare dalle raccomandazioni fatteci nel momento, per noi così positivo, della chiusura della procedura di infrazione.

Abbiamo lì nodi delicati e impegnativi che una classe dirigente affidabile e lungimirante non butta in polemica spicciola, tutta piegata alle modeste vicende del dibattito interno, ma affronta a viso aperto e senza sfuggire ai dilemmi non indolori che ce ne vengono.

E dobbiamo dare sostegno allo sforzo del Governo e del Presidente Letta in prima persona per accreditare nel mondo un’immagine dell’italia affidabile, credibile, aperta agli investimenti.
Da questo punto di vista, come si fa a non vedere che chiedere o imporre le dimissioni di ministri nel momento preciso in cui il Presidente del Consiglio esalta a Wall Street le opportunità del ‘sistema Italia’ sia non solo un serio errore verso il Governo e verso le nostre imprese che vogliono internazionalizzarsi, ma anche un segnale negativo che arriva nel profondo del Paese?

Ossia il messaggio che non saremo mai pronti, nemmeno in questa lunghissima crisi, a mettere al primo posto le esigenze dell’Italia, prima di ogni altra cosa.
Non crediamo che il Paese non colga questi messaggi! Perché in modo sempre più esigente chiede, e a ragione, alla politica di dare l’esempio, di mostrare la via.

Ieri sera il Presidente Letta ha opportunamente respinto le dimissioni dei ministri del PdL. Ci auguriamo che con questo gesto politico chiaro la ferita sia sanata in modo limpido e responsabile. Perché la cosa non è stata di poco conto. E sfogliando gli annali del parlamentarismo europeo e occidentale non si trovano episodi come questo.

Il secondo punto chiaro è che i nostri concittadini non vogliono soluzioni di basso profilo, precarie, incapaci di reggere alla prova del governare.

Vogliono chiarezza, limpide assunzioni di responsabilità, lealtà a prova di interessi particolari e personali.
La nostra gente è anche angosciata per le tante ricostruzioni, spesso ingiuste e fantasiose, che una parte non piccola dell’informazione fa in questi giorni. Come se tutto fosse solo una questione di politichese puro, scontro di potere o difesa delle proprie poltrone. Questo genera nuove ondate di antipolitica e di astio verso le Istituzioni.

Spetta a tutti noi dimostrare che non è così. La comunicazione del Presidente Letta ci aiuta molto perché sollecita un chiarimento importante e trasparente che dia nuove certezze ai cittadini; che superi ambiguità e riserve mentali; che eviti di dover ogni giorno chiarire, interpretare, rinegoziare le priorità ed i caratteri del Governo.

Non è un teatrino ma un passaggio impegnativo che va vissuto con la giusta dignità, che la legislatura duri poco o tanto ancora.
La dignità della politica sta nel fare al meglio il percorso che si può e che si intende percorrere. Ma su questo tornerò tra poco, a conclusione del mio intervento.

La terza cosa che i cittadini ci chiedono è una reale determinazione nel fare le riforme, nel prendere i provvedimenti necessari. Senza esitazioni e rinvii.
Le difficoltà sono ancora grandi e dobbiamo diffidare di chi ci dice che siamo fuori dal tunnel. Segnali di ripresa ci sono, ma non dappertutto, non per tutti, non quanto basta.
La formazione del Governo, cinque mesi fa, ci ha dato priorità programmatiche importanti.

La riforma istituzionale, una nuova legge elettorale, la riduzione dei costi della politica; l’impegno per la crescita e per l’occupazione, specie dei giovani; il rientro dal debito, la partecipazione attiva alla costruzione dell’Europa politica.
Oggi Enrico Letta conferma questa impostazione e la arricchisce. Possiamo dunque lavorare più utilmente per concretizzare questi impegni.

Due temi più di ogni altro sono chiari nella loro urgenza stringente. La legge di stabilità, che dovrà essere pronta entro pochi giorni; e la legge elettorale che superi il ‘porcellum’, alla quale questo Senato, alla fine di luglio, ha assicurato con voto unanime la procedura d’urgenza.

Per il PD sono i primi due impegni inderogabili, per i quali ci impegneremo con convinzione, e ad essi seguiranno gli altri.

C’è dunque un percorso riconoscibile davanti a noi. Portare a compimento gli impegni strategici, le priorità del Governo; svolgere il nostro ruolo con la preparazione e lo svolgimento del Semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea; consolidare l’immagine e l’attrattività dell’Italia nel mondo.
Tutto ciò sarà utile al Paese. Alle famiglie, alle imprese. Ma non solo.

Siamo persuasi che le fibrillazioni istituzionali e l’instabilità politica non facciano bene alla democrazia.

La quale nel nostro paese ha sicuramente ancora grandi potenzialità ma anche non poche debolezze e fragilità? Chi non ricorda le riflessioni critiche fatte da molti dopo il voto dello scorso febbraio? Il forte astensionismo, la spinta populistica, l’obbligo a costituire maggioranze inedite ed eccezionali.
Questo tema è ancora aperto, con tutti i suoi dilemmi, con le tensioni che produce nel corpo dell’Italia. Non possiamo e non dobbiamo scherzare, è un tema vitale per il nostro sistema democratico e istituzionale.

Per noi il vero antidoto alla corrosione della democrazia è la dignità della politica, il suo essere fonte per tutti di comportamenti virtuosi.
Ecco perché in queste settimane abbiamo insistito, con fermezza e tenacia, su alcune posizioni di fondo, su valori basilari ineludibili. Non per noi, ma per la democrazia italiana.

Che si tenessero separate le vicende giudiziarie di chiunque dalla vita delle Istituzioni e dalla prospettiva del Governo, in ossequio al principio della separazione dei poteri.
Che non si operassero strappi alle regole costituzionali, ma si custodisse gelosamente il patrimonio unitario del nostro sistema democratico.
Che lo stato di diritto non avesse interpretazioni di parte e che nessuna posizione fosse sovraordinata alla legge, di fronte alla quale tutti sono uguali.
Che andasse evitato l’esplodere di conflitti istituzionali, specie quelli tra politica e Magistratura e soprattutto contro il Quirinale.

Questo abbiamo sostenuto, con convinta fermezza, da sempre. E non per polemica politica pregiudiziale.

Al PD capita, bizzarramente, di essere accusato da parte del PdL di accanimento persecutorio. E contemporaneamente dal M5S e da qualche settore della sinistra di essere dentro la logica dell’inciucio e della spartizione del potere col PdL.
Difficile che queste due cose stiano insieme…

Abbiamo sostenuto queste posizioni perché vediamo i rischi di appannamento della democrazia, che sono presenti nel disincanto crescente di tanti cittadini, in tutte le aree del Paese; e nell’inoculare giorno dopo giorno gocce di eccezionalismo nella cultura giuridica ed istituzionale.

Da oggi ci auguriamo si possa ripartire, in modo migliore e con passo più spedito.
Non con la spensieratezza di chi ha scampato ad una prova difficile o di chi si accontenta di una soluzione comunque.
Ma con la consapevolezza che il cammino sarà complicato, inedito e non tutto nelle nostre mani. E che noi comunque faremo tutto quanto il nostro dovere, in nome del popolo italiano che siamo chiamati responsabilmente a rappresentare.