“Prendo la parola per denunciare ai colleghi e alla Presidenza  del Senato due fatti che ritengo gravi sul piano della correttezza parlamentare e politica. Primo fatto: ieri nell’ambito del dibattito sul calendario, il collega Romeo ha detto, cito dal resoconto, ‘a noi non risulta che siano mai pervenute richieste al Senato da parte del gruppo del Pd o di altri gruppi affinché Salvini venisse a riferire in Aula su Moscopoli’. Io detesto le polemiche, ma mi sono sentito profondamente offeso. Ho chiesto infatti all’allora ministro Salvini di venire a riferire sui fatti che sono noti giornalisticamente col termine di Moscopoli attraverso ben 5 interrogazioni parlamentari a mia prima firma; due del 17 luglio, due del 24 luglio,  una del 13 agosto”.  Lo ha detto in Aula il senatore Dario Parrini, capogruppo dem in commissione Affari costituzionali,

“Le  interrogazioni – ha continuato Parrini –  sarebbero state 7, se due non fossero state  giudicate inopinatamente inammissibili dalla Presidenza del Senato. Il collega Ferrari ha richiesto la presenza dell’allora ministro dell’Interno in Aula l’11 e il 16 luglio. Siccome questa vicenda ha gravi risvolti politici, di politica estera e di sicurezza nazionale, trovo grave che in quest’aula si violi la verità dei fatti in modo così smaccato. Il secondo fatto, ancora più grave, e senza precedenti: il 16 luglio ho depositato un ddl per proporre l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta su Moscopoli. Ho scoperto che dopo oltre 3 mesi non è stato ancora pubblicato. È bloccato dalla Presidenza del Senato. Vuol dire che per i cittadini italiani non esiste. Avrei voluto parlarne direttamente con la presidente Casellati, che però questa mattina non mi ha concesso la parola. Tra l’altro la Presidente non ha risposto alla lettera che in merito il gruppo del PD le ha inviato venerdì”.

 

 


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