Ritengo giusto ridurre il numero dei parlamentari. Ma non può essere uno spot elettorale come di fatto è se non si lega ad una riforma complessiva delle istituzioni parlamentari. L’Italia non ha soltanto un numero troppo elevato di parlamentari, l’Italia ha anche due Camere che fanno la stessa identica cosa, ha procedure parlamentari bizantine, un uso spropositato ed esagerato del voto di fiducia, e tante altre storture che meritano una grande riforma. Se pensiamo che basti tagliare qualche numero prendiamo in giro i cittadini. Occorre invece fermamente rilanciare la centralità del Parlamento e vorrei fare un ragionamento su qualche punto.

In questi ultimi mesi il Senato è rimasto in ostaggio del Governo in preparazione della legge di bilancio e sul decreto-legge semplificazioni: 315 senatori hanno passato settimane prima di Natale e a gennaio ad aspettare di poter votare e discutere in Aula, con convocazioni che venivano spostate di ora in ora. Non desidero fare la enfasi del Parlamento europeo, però c’è un dato: nel Parlamento europeo si sa un anno prima quando ci saranno le sedute delle Commissioni l’anno successivo, quando ci saranno le sedute di Assemblea, non avviene il film con tempi sempre ritardati che c’è qui al Parlamento italiano.

Il frequente ricorso alla fiducia, sebbene non sia sicuramente una responsabilità soltanto di questo Governo, svilisce ulteriormente il ruolo del Parlamento, chiamato a esprimersi su provvedimenti che spesso non ha neanche la possibilità di emendare.

Certamente capisco chi dice che la fiducia spesso diventa un mezzo necessario per legiferare in un mondo che cambia velocemente, ma il problema lo risolveremmo più seriamente e definitivamente evitando la spola infinita fra due istituzioni, la Camera e il Senato, che fanno la stessa identica cosa. Per dare funzionalità alle istituzioni occorre quindi superare il bicameralismo perfetto. Questa sarebbe una grande e vera riforma attesa lungamente dai nostri cittadini. Facciamolo insieme alla ricostruzione di un rapporto con le Regioni, improntato al principio della solidarietà: qualsiasi federalismo privo del principio della solidarietà non fa tenere insieme il nostro Paese. Bisogna tenerne conto prima di imboccare una strada pericolosa verso un federalismo asolidale.

Sono convinto che le riforme da realizzare servano non tanto per risparmiare sulla democrazia ma per elevare la qualità della nostra democrazia. Per questo riterrei giusto destinare le risorse che si risparmiano con la riduzione dei parlamentari all’assunzione di più personale tecnico al Senato. Ogni gruppo politico ha solo una manciata di esperti giuridici; i nostri sono bravissimi ma devono studiare un’incredibile quantità di materiale legislativo. E anche per gli assistenti parlamentari si dovrebbe prevedere un trattamento economico congruo al loro importante ruolo, e un rapporto di lavoro diretto con il Senato, così che nessun euro deve transitare dalla tasca del parlamentare. Se vogliamo fare bene il nostro lavoro facciamoci ispirare dal Parlamento europeo, che si è dotato di uno statuto per gli assistenti parlamentari, e che mette a disposizione di ciascun parlamentare due, tre, quattro assistenti, in modo che quel parlamentare possa svolgere nella maniera più adeguata il compito cui è chiamato.

Sarebbe giusto, poi, abbassare l’età del diritto di voto attivo e passivo al Senato: limitare il diritto di voto attivo per il Senato a venticinque anni e quello passivo a quaranta ha l’effetto di limitare il diritto democratico di 4,5 milioni di persone: giovani membri di una generazione già numericamente esigua, che invece avrebbe diritto a una voce, anche perché il Parlamento dovrebbe legiferare per il presente ma soprattutto per il futuro delle nuove generazioni.

Vorrei infine fare un ultimo breve ragionamento sul ruolo dei parlamentari, di me stesso e dei miei colleghi. Chi siamo noi? Siamo semplicemente individui senza un pensiero libero né una cultura critica, a prescindere dal partito di appartenenza, un numero con un vincolo di mandato obbligatorio? Se è così, ha ragione chi dice di sopprimere il Parlamento, perché se il Parlamento è composto da numeri con vincoli obbligatori di mandato è meglio abolirlo e trasformare la democrazia rappresentativa in una democrazia plebiscitaria. Io sono totalmente contrario a questa ipotesi; penso che il ruolo che i Padri costituenti hanno pensato per il Parlamento non sia questo: i padri costituenti hanno pensato a una istituzione dove c’è una chiara divisione di poteri e le competenze del Governo sono distinte da quelle del Parlamento, ed è il Parlamento che controlla il Governo, non il contrario.


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