Amarezza per gara a chi la spara più grossa
‘La proposta del Movimento Cinque Stelle di mettere in stato di accusa il Presidente della Repubblica per attentato alla Costituzione era manifestamente infondata e tale è stata riconosciuta, a larga maggioranza, dal Comitato parlamentare’.
Così il senatore Giorgio Tonini, vice presidente del gruppo del Partito democratico a Palazzo Madama.
‘Non ci sarebbe nient’altro da aggiungere – sottolinea l’esponente pd – se non un sentimento di amarezza per la strutturale incapacità della politica italiana di liberarsi dalla faziosità e dal fanatismo, di uscire dall’alternativa perversa tra consociativismo complice e omertoso e guerra civile, per fortuna solo verbale, una sorta di grottesca e umiliante, infantile gara a chi la spara più grossa. Nemmeno il Presidente della Repubblica è stato risparmiato da questo penoso gioco al massacro. Non da una forza, come il Movimento Cinque Stelle, che non sa distinguere tra il sacrosanto diritto alla critica, anche del Capo dello Stato, e l’aggressione morale, fino alle estreme conseguenze, costi quel che costi. Ma nemmeno da parte di una forza politica, come Forza Italia, che era stata tra quelle che avevano pregato in ginocchio Giorgio Napolitano di accettare, contro la sua volontà, la elezione per un secondo mandato e che oggi ha invece preferito uscire dall’aula, piuttosto che votare contro la messa in stato di accusa di un galantuomo’.
‘Del resto, non c’è da stupirsi – conclude Tonini – se chi ha votato in Parlamento che Ruby era la nipote di Mubarak oggi mostri di credere che il governo Berlusconi sia caduto nel 2011 per un complotto mondiale, anziché per la sua manifesta incapacità di affrontare i problemi del Paese’.

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