Senatore Zanda, come sta?
Mi chiama anche lei per il referendum costituzionale?
Sì.
Ma perché è interessato a quello che penso io sul referendum?
Non si sottovaluti.
Sono solo l`ultimo degli iscritti del Pd. E il mio voto conta poco.
Non scherziamo: lei è il tesoriere uscente, l`ex capogruppo al Senato che ha seguito l`iter della riforma, l`amministratore di un nuovo quotidiano. Lei non può dire «uno vale uno».
Ma ci sono altri compagni che hanno gíà annunciato il loro dissenso! A partire da Gianni Cuperlo, altri che hanno espresso dubbi come Orfini… Perché non cerca loro?
Però lei è stato uno degli architetti dell`ascesa di Zingaretti: il suo annuncio di un voto a favore del No, mentre il suo segretario è orientato per il Sì, colpisce di più.
Per questo preferirei non parlarne sui media.
Lei è un liberale di vecchia data, con una formazione cossighiana, cos`è questo timore per il dissenso, di sapore quasi bolscevico?
Zero timori. Sono semplicemente stupito perché Panorama è interessato alle idee di un vecchio liberale.
Perché noi raccontiamo sempre tutto quello che è fuori norma, dovrebbe saperlo.
Bene. Intanto le dico questo: un voto sulla Costituzione è sempre un voto – per uno che viene dalla mia cultura – che impone una riflessione molto profonda. Se le dico del mio sentimento di questi giorni, non ci crederà.
Potrei stupirla.
Ho passato le ultime ore di vacanza, prima di tornare a Roma, a riflettere pensando a cosa avrei detto negli organi del partito.
Addirittura.
Io sono uomo del Pd, che crede nella disciplina e nel senso delle scelte comuni.
Però ha maturato comunque il suo No.
(Sospiro). Sì. Però vede? Lei mi sta facendo parlare, e non ne ho nessuna voglia.
Perché è contrario al taglio dei parlamentari?
Dirlo così non è corretto.
E in che modo è corretto?
Io sono contrario al taglio, perché è fatto in questo modo.
Perché?
Perché sono certo che operato così, senza nessun contrappeso, sarebbe un grave colpo per il funzionamento del Parlamento.
Mi spieghi come mai.
Ma lei mi sta già facendo un`intervista!
Visto che siamo arrivati fin qui ci descriva bene cosa intende.
Scusi senatore Zanda, ma perché si è dimesso dall`incarico di tesoriere? Non dormiva la notte? (Ride).
No, guardi, dormivo benissimo.
E allora perché?
Quel ruolo era incompatibile con la decisione di fare il presidente della società editrice.
Perché a settant`anni suonati si è messo in questa nuova avventura?
Erano vari giorni che con l`ingegner De Benedetti ci telefonavamo. Avvertivamo il rischio di un impoverimento della stampa italiana.
Vi vedevate o vi telefonavate?
Parlavamo per telefonino perché l`ingegnere in quelle ore in cui si è deciso era – credo – alle Bahamas.
E poi cosa è successo?
A un certo punto lui ha cambiato tono e modo – rispetto al colloquiale che stavano adottando – e mi ha detto: «Luigi, sarei molto contento se volessi fare il presidente della società del nuovo quotidiano».
E lei?
Chiedo: «Quale quotidiano?» E lui: «Quello che ho deciso di editare».
Quindi lui è sempre De Benedetti. Feltri è il nuovo Scalfari, e lei è nei panni di Caracciolo come ai tempi di Repubblica?
Non dica sciocchezze. Abbiamo tutti il senso della misura.
Ma lei da quando conosce l`ingegnere?
Dagli anni Settanta. Io l`ho incontrato per la prima volta da quando era ancora presidente degli industriali del Piemonte. Io quel giorno ero con Cossiga a Torino.
Perché rifiuta il paragone con Repubblica?

Perché è tutto diverso, quella è una storia di giganti. A me piace l`idea che nasca un nuovo giornale, e in questo momento riuscirci è quasi un miracolo. E poi, la nascita di un nuovo giornale è una festa democratica.
Alla sua età cerca nuove avventure?
(Ride). Non sia insolente.
E allora mi dica perché.
Mai come in questa fase l`informazione è diventata così importante per la gestione della cosa pubblica. I social non esauriscono il bisogno di dibattito e di analisi enorme che abbiamo per affrontare la crisi in cui ci troviamo.
Cosa è l`informazione oggi, nel tempo del web?
È sempre di più il «Quarto potere» che orienta le opinioni delle persone e le idee dei leader. La cattiva informazione produce danni alla democrazia.
E cos`è Domani secondo lei?
Il progetto di far nascere un giornale indipendente, la cui proprietà sarà proprio per questo – caso unico di una fondazione.
Sì, ma dove si schiera?
Io direi piuttosto con chi si schiera. Mette al centro le questioni sociali e la lotta alla disuguaglianza. Non sarà un giornale di fake news, né un giornale di pettegolezzi. Sarà un giornale di qualità.
E i soldi ci sono?
Abbiamo bisogno di lettori, non di soldi.
Sto parlando all`ex tesoriere: con quali capitali partite?
(Sorride). Quelli che servono. Cioè? C`è una fondazione che ha un capitale di 10 milioni, che sosterrà una società editrice che ha, anche lei, 10 milioni di euro di capitale.
Però. L`ingegnere si è svenato. Ma lei perché ha scelto di lasciare tutto per seguirlo?
Perché sia a me sia a lui piacciono le sfide. Come tesoriere sono stato sostituito dall`ottimo collega Walter Verini.
Cosa ha da dire al suo erede?
I partiti non possono sopravvivere senza una cura rigorosa, bilanci molto puliti, nessuna spesa superflua.
Lei che eredità gli lascia?
Il bilancio è in attivo. Però ci sono ancora i debiti di Renzi. Il peso dei debiti pregressi, tutti, era fortissimo. Ma secondo il piano che ho predisposto possono essere sanati entro il 2022.
E cosa ha fatto?
Nulla di eroico. Ho semplicemente chiuso il cordone della borsa.
E il personale?
È il punto più delicato. Ora siamo ancora 140, ma saremo in equilibrio quando arriveremo a 50 unità.
Sta dicendo che andranno via due su tre?
Guardi, fosse così, se ci fossimo comportati come una azienda di salumi, avremmo fatto questo. Ma Zingaretti, e io con lui, abbiamo tenuto come punto fisso che non si mette per strada nessuno.
E come si quadrerà il cerchio?
Con formule di incentivo o con altre collocazioni che richiedono tempo.
Le diranno che è un buonista.
I funzionari del Pd non sono persone qualsiasi. Sono dipendenti di ottimo livello, legati al partito.
E qui siamo già al tema dei costi della politica. Il finanziamento è stato abolito. Da voi.
È stata una fase, si è messo fine agli eccessi. Si è sanata una ferita con l`opinione pubblica. Ma ora bisogna trovare delle forme diverse di finanziamento.
Quali?
Non soldi a pioggia, come in passato. Ma una forma di rimborso, come in Francia e Germania. Le sedi, alcuni servizi.
Vede che siamo arrivati al tema dei parlamentari, che è connesso?
Questa non è un`intervista. È una trappola.
Prosegua. Perché «servono» finanziamenti?
Perché sennò la politica la fanno solo i ricchi. O i lobbisti. Non servono finanziamenti della politica. Servono finanziamenti alla democrazia.
Non è già così?
È quello di cui le parlavo quando raccontavo di Domani: in questo tempo la democrazia è a rischio, e bisogna impedire che si restringano gli spazi di agibilità che la Prima Repubblica, malgrado mille difetti, ha garantito a tutti.
E in questo discorso introduce il tema cruciale del taglio.
Chi cerca di etichettarci come conservatori sbaglia. Sul taglio siamo tutti d`accordo. In aula c`è stata una maggioranza bulgara.
E su cosa non siete d`accordo, allora?
Il taglio non può essere una amputazione, che cancella i contrappesi democratici del sistema. Né può essere un mero risparmio.
Di Maio dice: «Si risparmiano 500 milioni di euro in una legislatura».
Un taglio per risparmiare non ha senso.
Che cosa non va bene?
Sinora non sono stati rispettati gli accordi presi alla nascita del governo!
Ovvero?
Le faccio un solo esempio. Senza una riforma dei regolamenti il Senato non può funzionare. E la Camera è in una condizione simile.
Perché?
Non funzionerebbero le commissioni. O l`Ufficio di presidenza. E quattro vicepresidenti assieme a una moltitudine di segretari d`Aula con 200 senatori sarebbero inutili.
La Taverna dice: «Sono cose che faremo».
Davvero? Perché avevamo un anno di tempo e non l`abbiamo fatto.
È urgente?
Certo. Ci sono procedure speciali e maggioranze speciali. Tra poco inizia il semestre bianco, e l`assemblea che elegge il presidente della Repubblica sarebbe squilibrata.
Dice la Taverna che il Pd non può venire meno al patto di governo.
L`unica cosa che è venuta meno, per ora, sono i correttivi di taglio secco. lo non collego il patto al governo. E in ogni caso un patto va mantenuto in tutte le sue parti e non solo su un punto. Da tutti.
Perché?
Troverei curioso che si provasse a colpevolizzare il Pd, per nascondere una realtà incontrovertibile: il taglio secco dei parlamentari è sbagliato. Con i contrappesi concordati diventerebbe una riforma vera.


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