“Nessun senatore ha il diritto di attribuirsi il merito della Riforma. Certamente non io e nemmeno, certamente, il presidente Grasso. Il testo che sta per approdare in Aula è il frutto di una proficua e molto leale collaborazione tra Pd, Cinque Stelle, Forza Italia e Lega. E questo è un valore parlamentare molto elevato perché arriva in tempi di contrapposizione politica accesissima. Ciascuno si è tolto la casacca per lavorare al bene comune”.  Lo afferma il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Luigi Zanda, in un’intervista rilasciata a il Sole 24 Ore. E poi continua: “La modifica dei regolamenti del Senato ha un valore riformatore molto alto in termini di rispetto della volontà popolare, qualità dei lavori parlamentari e velocità dell’atto legislativo”. Spiega Zanda che avendo votato e sostenuto la riforma costituzionale in Parlamento e al Referendum si sente “obbligato a tener conto del risultato referendario molto di più di chi ha votato no. Ma devo però dire che tutti i problemi che la riforma costituzionale tentava di risolvere rimangono intatti, a cominciare dagli evidenti limiti del bicameralismo paritario in termini di efficienza ed efficacia della nostra democrazia parlamentare rappresentativa. Da qui l’enorme valore che hanno i regolamenti parlamentari, che possono condizionare in modo molto rilevante i lavori di Camera e Senato. Riguardo alla velocità dell’atto legislativo, vengono dimezzati i tempi degli interventi dei singoli senatori, si introduce il termine di tre mesi entro il quale le commissioni debbono completare il loro lavoro, viene stabilito che le questioni pregiudiziali possono essere poste non più dai singoli senatori ma dal presidente del gruppo o da un decimo dei senatori”. Per il capogruppo dem “L’innovazione più importante è che ogni mese, due settimane saranno riservate esclusivamente al lavoro delle commissioni, giorni che non potranno coincidere con quelli dedicati all’aula. Tutto questo va a vantaggio di un esame approfondito in commissione prima che il testo vada in Aula. Con la riforma si introducono poi elementi che vanno nella direzione della chiarezza: il principale è che il voto di astensione, che ora in Senato equivale a un voto contrario, torna ad essere un voto neutro. Si stabilisce poi che i vicepresidenti del Senato, i segretari d’Aula e i presidenti e i vicepresidenti di commissione decadono dal loro incarico se cambiano gruppo parlamentare”. E sullo stop ai cambi di casacca Zanda dice: “E’ stato calcolato che in questa legislatura i cosiddetti cambi di casacca hanno riguardato complessivamente 600 parlamentari. La riforma introduce il principio che non si possono formare nuovi gruppi parlamentari se non corrispondono a movimenti politici o partiti che hanno eletto propri rappresentanti alle elezioni. Unica eccezione alla formazione di nuovi gruppi riguarda la fusione di quelli già esistenti. Certo, resta ferma l’assenza di vincolo di mandato per i singoli senatori prevista dalla Costituzione”.