“Confondere consapevolmente il costo della mala-politica con le necessità economiche vitali per la sopravvivenza di tutte le democrazie, non è solo una grande falsità, è anche cosa politicamente molto volgare. Sappiamo bene che non sarà certo la riduzione del numero dei senatori e dei deputati che riuscirà a salvare una democrazia malata come la nostra.
In Parlamento, in dottrina, nell’opinione pubblica, la riduzione del numero dei parlamentari è stata sempre largamente condivisa, anche da me, ma solo come complemento di riforme più ampie.
Ora il contesto politico è molto diverso rispetto a soli pochi anni fa, quando vivevamo in un clima di “grandi riforme”.
Oggi è palese che al governo e alla maggioranza la riduzione del numero dei parlamentari non serve per rianimare la democrazia e rafforzare il Parlamento, ma è una scorciatoia per indebolirli.
Credo che molti di noi sappiano quali sono i fatti politici concreti che ci fanno temere per la nostra democrazia e quale sia il contesto che, dietro la riduzione del numero dei parlamentari, ci fa vedere la volontà di colpire il Parlamento.
Il carattere elementare che favorisce la diffusione dell’autoritarismo nei gangli della società, tra la gente, il brodo di coltura di ogni forma di peronismo, è l’uso di un linguaggio degradato, fatto di insulti, turpiloqui, fatto di un rancore che debbo chiamare sessista anche se a qualcuno questa parola non piace, di minacce, di violenza psicologica, di dileggio dei valori della Costituzione e dei poteri dello Stato. C’è un nesso tra le parole usate da chi sta al governo e la sua idea di democrazia.
Con poche mosse l’Italia si tira fuori dalle regole dell’Europa.
Oggi il Senato non vota solo sulla riduzione del numero dei parlamentari, ma vota anche sulla nostra presenza in Europa, sulla centralità del Parlamento, sulla divisione dei poteri, sulla sopravvivenza della democrazia. Ed è per questa ragione politica di fondo, che oggi, chi vuole difendere l’Europa, il Parlamento, la libertà di mandato, il voto personale e segreto, l’indipendenza della magistratura, il valore delle autorità indipendenti, vota no alla riduzione del numero dei parlamentari”. Così il senatore Luigi Zanda, a nome del Pd, è intervenuto in aula in dichiarazione di voto.


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