I diserbanti a base di glifosate sono fra i più diffusi nell’agricoltura italiana e mondiale. Si sta rapidamente avvicinando la scadenza per la loro autorizzazione in ambito Ue: il governo italiano, a brevissimo, dovrà esprimere un parere. Ci sono pressioni affinché il glifosate venga bandito da tutti i campi europei, a causa di una sua supposta azione cancerogena. Fortunatamente non è così.
Autorevoli agenzie – sulla base del confronto fra centinaia di studi scientifici – hanno espressamente affermato che il glifosate non provoca il cancro, non interferisce con l’apparato endocrino, non è mutageno né tossico per la riproduzione. Lo hanno detto l’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) nel 2015, la Fao e l’Oms dopo una riunione congiunta del 2016, l’Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) nel giugno del 2017. Inoltre, recentissimamente sono stati riportati dalla stampa nazionale e internazionale almeno tre episodi che smentiscono pesantemente l’unica agenzia Iarc- Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) che ha classificato il glifosate come probabilmente cancerogeno. In un processo in corso negli Usa, due componenti del gruppo di lavoro lare hanno dovuto ammettere di non aver informato il gruppo stesso di dati epidemiologici a loro conoscenza, che mostravano l’assenza di cancerogenicità del glifosate (A. Blair) o di aver omesso di dichiarare contratti di consulenza con studi legali ostili all’impiego di agrofarmaci e del glifosate in particolare (C. Portier).
La messa al bando del glifosate sarebbe un ottimo affare per chi vende diserbanti più costosi e meno efficaci. Sarebbe peròun danno enorme per l’agricoltura europea e italiana. Infatti, il diserbante glifosate è un presidio di elezione per vari ordini di ragioni, tra cui il fatto di essere uscito giada 16 anni dalla tutela brevettale e come tale può essere considerato un agrofarmaco generico che – se vietato – andrebbe sostituito con altri diserbanti “di marca”, che oltre a un costo anche di 3-4 volte superiore, costringerebbero gli agricoltori a ripetute somministrazioni e costosi passaggi in campo con i trattori, svantaggiosi in termini di emissioni inquinanti di gas serra e di compattazione del terreno.
Non sarebbe la prima volta che interessi d altro tipo si nascondono dietro misure erroneamente considerate utili per la salute pubblica. Assieme alla senatrice a vita e insigne scienziata Elena Cattaneo ho quindi presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute, cui spetta il compito di esprimere un parere sul glifosate. Chiedo alla ministra Lorenzin se non sia opportuno proporre alla Uè un’estensione dell’autorizzazione del glifosate, al fine di avere il tempo – prima di una decisione definitiva – di fare piena luce sulle perplessità emerse sull’operato dell’unica organizzazione internazionale, lo lare, che ha definito il glifosate come probabile cancerogeno. Chiedo anche di condurre un’indagine che permetta di stimare in modo più accurato l’entità dell’esposizione a glifosate della popolazione generale e degli agricoltori.


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