Willy e Maria Paola sono due vittime della violenza cieca, della sopraffazione, della negazione dell’integrità delle persone. Sono vittime dell’odio. La loro morte, i loro omicidi hanno distrutto le loro famiglie e sconvolto, indignato, scioccato un intero Paese.

Le cronache di questi giorni traboccano di particolari che anche io fatico a sopportare. Le scariche di calci e pugni contro Willy, pochi chili e un grande sorriso, che a terra implorava i suoi aguzzini di fermarsi mentre già non riusciva più a respirare; Maria Paola speronata in motorino dal fratello in una folle rincorsa finita con l’impatto fatale.

Uccisi perché amavano il prossimo, solidarizzavano ed empatizzavano con chi è altro da sé, perché non si tiravano indietro di fronte alle difficoltà altrui, accoglienti, generosi, pieni di coraggio e dignità. “Colpe” imperdonabili agli occhi di chi, intriso di odio, pregiudizi, indifferenza e ignoranza, che sono i semi della sopraffazione, della violenza, dell’intolleranza, considera pari a nulla, e quindi da offendere, discriminare, sopprimere il pensiero, i sentimenti, le scelte, la vita degli altri.

Due storie, quella di Willy Monteiro Duarte e Maria Paola Gaglione, che ci hanno costretto a spalancare lo sguardo sull’abisso del male compiuto per il male, che ci hanno commosso e indignato. Basta questo? No. Commozione e indignazione adesso devono ora spingerci ad agire, alle scelte che ciascuno per la propria parte e responsabilità deve compiere. Nella famiglia, nella società e soprattutto nella politica. A maggior ragione in un momento storico in cui gli omicidi di Willy e Maria Paola non sono purtroppo casi isolati ma delitti maturati in un clima sempre più diffuso d’intolleranza, odio, razzismo, sessimo, omo-bi-transfobia, antisemitismo.

Ed è per questo che, a quasi un anno di distanza (era il 30 ottobre 2019) dal voto in Senato (151 i voti favorevoli, nessun voto contrario, 98 astenuti) per l’istituzione di una commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, come ha auspicato anche la senatrice a vita Liliana Segre che onora la commissione stessa con la sua presidenza anche io considero urgente e improrogabile che essa sia convocata al più presto e che possa iniziare a svolgere la funzione per cui è stata istituita.

Questi tragici fatti di cronaca, ma penso anche al recente stupro di gruppo di due giovanissime ragazze inglesi, alle quotidiane vessazioni subite da persone omo-bi-transessuali, da chi ha la pelle di un colore diverso, dai disabili o da chi viene deriso e insultato per il proprio aspetto fisico, l’odio sulla rete, gli insulti sessisti, il cyberbullismo, minano nel profondo il senso di appartenenza alla nostra collettività, la convivenza civile, la fiducia gli uni negli altri, la coscienza di tutto il Paese.

Accoglienza, generosità, altruismo, solidarietà, inclusione, rispetto delle differenze, calore umano – che sono valori scritti nella nostra storia e quotidianità e nella Costituzione – lasciano ormai sempre più spesso il passo a sentimenti di insoddisfazione, rabbia, odio. Una spirale estremamente pericolosa e disaggregante che attraversa tutta la società soprattutto oggi nel pieno di una crisi sanitaria, economica e culturale di epocale portata.

E in particolare colpisce chi, sentendosi escluso dalla parte “vincente” della società, quella più garantita, quella che può godere di maggiori opportunità e diritti, trasferisce sugli altri la propria rabbia e insoddisfazione attraverso i social e la rete fino ad arrivare a compiere gesti di violenza, odio, intolleranza.

La violenza – penso in particolare alle donne, che più la subiscono – è diventata una chiave relazionale con cui risolvere la complessità dei rapporti in una società che cambia con una velocità che non avevamo mai osservato. Si attacca, si colpisce, si umilia, si uccide infine, per non saper ascoltare, riconoscere, rispettare, condividere le ragioni dell’altro.

Serve quindi una reazione forte, complessiva, sistemica che parta da uno straordinario investimento sulla scuola e che, attraverso una Commissione come quella che abbiamo votato, si basi sulla conoscenza, l’approfondimento, il monitoraggio dei fenomeni d’odio e la proposta di misure di prevenzione e contrasto.

Serve infatti agire anche sul piano della Legge in termini di responsabilità, obblighi e sanzioni. È ora quindi di discutere il Disegno di Legge N. 634 contro l’hate speech che configura l’incitamento all’odio sul web come nuova fattispecie di reato definendone un quadro più stringente di responsabilità, prevenzione, tutela e sanzioni nei confronti dei gestori delle piattaforme.

La politica ha un compito enorme: arrestare una deriva di cui in parte è corresponsabile per i linguaggi violenti, l’aggressività, il vero e proprio bullismo e machismo che troppo spesso la caratterizzano.

Tocca prima di tutto a noi, a noi che siamo rappresentanti del popolo nelle istituzioni, cambiare, spegnere l’incendio dell’odio e praticare la capacità di sostenere i valori e i comportamenti che, attuando i dettami costituzionali, ci uniscono nel rispetto delle nostre differenze, di tutte le differenze che sono la più straordinaria ricchezza della nostra comunità. Lo dobbiamo a Willy, a Maria Paola, a tutte le vittime dell’odio, della violenza, della discriminazione perché l’Italia sia il Paese dove “all lives matter”, dove ogni vita conta.


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