Non può il governo minacciare-come ha fatto ieri Di Maio- di bloccare un accordo di libero scambio con una delle sette grandi economie del mondo, senza aver informato il parlamento.
Ritengo che la Commissione Agricoltura sia il luogo idoneo per un confronto serio e franco.
Com’è noto, in attesa della pronuncia dei singoli parlamenti, si è deciso di far muovere all’accordo i primi passi: dallo scorso mese di settembre sono stati eliminati provvisoriamente il 98% dei dazi e vincoli alle vendite di prodotti europei in Canada, e canadesi in Europa.
Tutto questo potrebbe saltare se uno o più parlamenti si rifiutassero di approvare l’accordo.
I primi passi del CETA stanno già favorendo gli esportatori italiani e quelli degli altri paesi dell’Unione europea. Anche se qualcosa deve ancora essere meglio armonizzata.
L’Italia in questa prima fase provvisoria è tra i maggiori beneficiari: le nostre esportazioni in Canada sono già aumentate dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2017.
Confermando questa tendenza anche nei prossimi mesi, in un anno il fatturato delle imprese italiane salirebbe di circa 400 milioni di euro.
Un dato che avrebbe un’importante ricaduta sull’occupazione, con almeno ottomila posti di lavoro in più.
Ritengo, per tutto ciò, che prima di esprimere giudizi fortemente negativi da parte del vicepresidente del Consiglio Di Maio, siano necessari importanti approfondimenti. Ascoltando tutti, anche le associazioni di categoria che esprimono forti riserve.


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