“Il governo ha posto la fiducia sul disegno di legge anticorruzione perché la maggioranza è divisa e non può reggere voti segreti. Così come il decreto sicurezza, anche questo ddl ha il nome impegnativo di ‘Anticorruzione’, ma serve solo al M5s a parlare alla pancia dei suoi elettori. Sotto il titolo non si nasconde la lotta alla corruzione, ma una legge che stravolge i sistemi di garanzia per i cittadini e compromette lo stato di diritto e dunque la libertà di ciascuno e di tutti. Basta sacrificare i principi di uno stato democratico e liberale, fermatevi!”. Lo dice il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd, che è intervenuto in Aula nel dibattitto sul ddl Anticorruzione.
“Nessuno – continua Mirabelli – può negare che la corruzione in questo Paese sia un cancro e che combatterla sia una priorità assoluta. Tanto è vero che nella passata legislatura è stato fatto moltissimo. Chi ha istituto l’Anac e le ha dato poteri di intervenire nei capitolati d’appalto? Chi ha rafforzato il reato di corruzione? Chi ha deciso che le norme sul sequestro dei beni fossero estese anche ai reati contro la Pa e contro il patrimonio? I governi del Pd. Al contrario, questa legge, anziché garantire la giusta pena per i corrotti, introduce norme anticostituzionali. A che serve prevedere che le pene accessorie non si estinguano mai per i corrotti e che per i corrotti non valgano le pene alternative? Che senso hanno gli agenti provocatori? Che senso ha bloccare i rapporti si un’impresa con Pa appena ricevuta la notizia di reato? Lo Stato non è più forte se baratta la libertà per la sicurezza, né se alimenta la cultura del sospetto. Diventa solo più autoritario e meno liberale”.


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