Animalista, vegetariana e femminista, la senatrice Monica Cirinnà ha deciso di assecondare il suo istinto barricadero mai nel Pd particolarmente amato e di candidarsi alle primarie del centrosinistra per la carica di sindaco di Roma. C`è solo un piccolo particolare: ancora non si sa quando, né se, si faranno. Al Nazareno stanno cercando, finora invano, un big in grado di mettere d`accordo la coalizione e in sicurezza il risultato. Ma lei, la campionessa dei diritti civili, icona gay, ha pensato bene intanto di portarsi avanti.
Perché proprio ora, senatrice?
«Siccome stanno tutti fermi, dicono fino alle regionali, ma poi verranno i giorni per attutire i colpi e i contraccolpi, poi quelli della riflessione, infine chissà che altro, io venerdì parto per un giro d`ascolto della città. Da Garbatella, con íl presidente del municipio Amedeo Ciaccheri, che coagula mondi di sinistra fuori dal Pd».
Ha avvertito il suo partito?
«Sono una donna libera e come tale intendo correre alle primarie, se ci saranno, per mettere al servizio di Roma 20 anni trascorsi in consiglio comunale e 7 in Senato. Io non cerco poltrone né uno stipendio. Trovo anzi pericolosa la spasmodica caccia fatta nelle segrete stanze al candidato magico, che qualcuno chiama di prima fascia, ritenendo possa essere l`unto dal Signore».
L`ultimo è David Sassoli.
«E prima ce ne sono stati altri. Tutte persone eccellenti, che stanno facendo lavori enormi, in Europa, e ai quali possiamo dire solo grazie. Ma il messaggio che si manda è devastante perché se poi non trovi il candidato di prima fascia e devi fare le primarie, vuol dire che quelli che si cimentano sono brocchi, seconde scelte. Non esattamente ìl viatico migliore per riconquistare Roma».
Al Nazareno circola una battuta velenosa: “Se non c`è Biancaneve, ossia il candidato forte, non è che possiamo puntare sui sette nani” . Lei si sente più Pisolo o Gongolo?
«La strega cattiva. I giochi di palazzo non mi piacciono, i caminetti nemmeno, perciò sarò scomoda per qualcuno perché non sono di nessuno. Ma finalmente si potrà fare qualcosa fuori dalle correnti. E con un regolamento preciso: non è che sarà possibile candidare chiunque».
Pensa d`essere la persona giusta?
«Non lo so, ma la mia è una scelta di vita per amore della mia città. Non c`è nessuno che è stata per 20 anni consigliera comunale, passando per cinque elezioni. Io ho una laurea, un master, ho insegnato all`università. E questa partita non la voglio fare da sola, bensì condividerla con i tanti che, spero, si ritroveranno nelle mie parole d`ordine. Perciò inizio questo giro d`ascolto della città».
Quali parole d`ordine?
«Tre grandi temi. Manutenzione e rigenerazione. Lavoro e sviluppo. Visione e futuro, mortificati dal M5S che ha spento Roma, cancellandola da tutti gli eventi internazionali. A cominciare dalle Olimpiadi».
E che giro farà?
«Intanto vado alla Irbm di Pomezia, che sta lavorando al vaccino anti-Covid perché Roma non si ferma al Raccordo anulare, è la più grande città metropolitana d`Italia. Poi voglio conoscere l`esperienza del calcio sociale di Corviale. Incontrare i costruttori, perché senza edilizia Roma non riparte, e i lavoratori dello scalo di Fiumicino, che per il quarto anno consecutivo ha vinto la medaglia di migliore d`Europa».
Benetton, Acer, grandi aziende: voi del Pd preferite i poteri forti?
«Lo sviluppo non è potere forte e neppure chi dà lavoro. Chi la pensa così è in malafede o ha i paraocchi».
Lei è la paladina delle unioni gay e Roma è la città del Papa.
«Alcuni quesiti me li sto ponendo anch`io, però non credo che i cattolici democratici abbiano nulla da ridire. La Chiesa sociale, inclusiva di Francesco non è in collisione con noi. Guardi cosa sta facendo contro il razzismo, a favore dell`integrazione degli immigrati, dei diseredati, dei poveri. Io non mi sento così lontana».
Lei è anche la prima firmataria della proposta di legge per l`aiuto medico a morire: non teme di spaventare i moderati?
«Il mio testo è il copia e incolla della sentenza costituzionale che ha assolto Marco Cappato. Firmata da tutti i gruppi di maggioranza, Italia Viva compresa. E poi il sindaco di Roma non si deve occupare di queste cose, ma di far andare gli autobus, pulire la città, renderla più vivibile. Tutte cose su cui Raggi ha fallito».
La destra punta a riprendersi Roma. C`è qualche nome che non vorrebbe ritrovarsi come sfidante?
«In realtà un sogno nel cassetto ce l`ho. Com`è accaduto a Parigi sarebbe bella una sfida tutta al femminile. Le donne hanno meno brutalità, più testa e contenuti. E, a eccezione di Raggi che si è rivelata un disastro, sono anche più brave».


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