“I dati dell’Inps sull’impatto del decreto dignità confermano le nostre preoccupazioni, che ci spinsero a bocciare il provvedimento. Dalla sua introduzione sono crollati i contratti a termine e l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, dovuto al Jobs Act che ha reso appetibile il contratto a tutele crescenti, era un trend già in atto nel 2018, che purtroppo sta rallentando”. Lo dice la senatrice Annamaria Parente, vicepresidente della Commissione Lavoro.
“Al di lá di ciò che dice Di Maio – prosegue Parente – Il decreto dignità va rivisto con urgenza. Di Maio dovrebbe fare i conti con la realtà: i contratti a termine e quelli in somministrazione sono forme tutelate di lavoro, penalizzarli non conviene ai lavoratori perché spesso l’alternativa sono la disoccupazione o il lavoro nero. Aver scritto delle causali rigide e vaghe produce un utilizzo non adeguato e ingiusto dei contratti a termine. Ho presentato un disegno di legge in Senato (n 1244) che traduce le fattispecie astratte previste dalla legge tenendo conto delle innovazioni e consente alla contrattazione collettiva di dare concreta attuazione a causali adeguate alle differenze tra settori e aziende. Mi auguro che stavolta ci si confronti tra maggioranza e opposizione sul merito e non sulle ideologie. La battaglia – conclude Parente – va fatta contro le false partite Iva e il lavoro nero, non contro i contratti a termine”.


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