Pd perde dove si divide. Ma è vero che anche una coalizione larga, purché fondata su programmi chiari, è importante e questo varrà anche per le Regionali. Io non ho pregiudizi verso nessuno, neanche quella sinistra oggi all`opposizione della nostra giunta». Il senatore Dario Parrini, vicinissimo a Luca Lotti, guarda «con fiducia» ai ballottaggi e a sorpresa apre alla sinistra in vista del 2020.
Oggi 18 Comuni tornano al voto. Quanti ne deve conquistare il Pd per poter cantare vittoria?
«In realtà il Pd ha già vinto: due settimane fa si è votato in 189 Comuni e noi ne abbiamo presi 131, il 70%. Su questi ballottaggi siamo fiduciosi: ovunque
abbiamo i candidati più competenti e più impegnati sui temi delle loro città, contro i nostri avversari che scommettono solo su rabbia e rancore».
Come finisce a Prato e Livorno?
«Previsioni non ne faccio. Mi pare che Biffoni sia l`unico candidato in grado di tenere unità la comunità pratese e di dargli rappresentanza. E a Livorno il Pd si è messo alle spalle il Vietnam culminato nel disastro del 2014 e ha saputo creare una coalizione ampia, mentre il progetto grillino si scioglieva come neve al sole».
A Piombino e Pontedera, città industriali, fate fatica e andate al ballottaggio per la prima volta.
«Distinguerei. A Pontedera siamo arrivati in testa con un vantaggio netto. Indubbiamente la vicinanza di Cascina ha prodotto un`onda d`urto che però il Pd ha saputo contenere. Piombino invece è una città attraversata da un terremoto economico e sociale. Non c`è dubbio che abbia bisogno della competenza di Anna
Tempestini (la candidata del Pd, ndr) per ripartire…».
Non ci giriamo intorno: a Piombino il Pd è stato alle prese con una guerra interna lunga e sanguinosa.
«Vero. Ma ora stanno lottando uniti. E come abbiamo visto in questi anni, l`unità del partito è fondamentale per vincere».
Al primo turno il Pd ha vinto nei Comuni dove si è presentato in una coalizione larga. È la smentita finale del mantra renziano sulla autosufficienza del Pd?
«Assolutamente no. In passato l`ampiezza della coalizione non è stata un elemento decisivo per vincere, vedi sconfitte dolorose come Pistoia. E poi a Firenze ed Empoli, dove l`alleanza era tra Pd e liste civiche con la sinistra che correva da sola, abbiamo vinto al primo turno. La verità è che sono determinanti la vicinanza del candidato sindaco alla gente e la capacità del Pd locale di gestire i contrasti in modo saggio».
La coalizione sarà determinante alle Regionali. La legge elettorale di cui lei fu l`ideatore prevede la vittoria al primo turno solo col 40%. Oggi a quella percentuale arriva il centrodestra unito, voi siete lontani.
«Siamo pari, in realtà. In ogni caso sì ad una coalizione più larga possibile, a patto che abbia un programma omogeneo. Vedo il Pd come il pilastro di un`alleanza con forze sia partitiche che civiche».
La convince l`idea di Eugenio Giani di creare una lista con i sindaci civici?
«È interessante, da approfondire. Quello che non mi convince è invece l`idea di fare una lista civica che svuota il Pd».
In un`intervista al Foglio lei ha bocciato l`idea di Calenda di creare un movimento moderato che a livello nazionale si allei col Pd. Vale anche per la Toscana?
«Sì. Io non credo alla nascita di partiti per partenogenesi. Credo ad alleanze tra partiti che hanno una storia».
Ma per le Regionali l`alleanza di cui parla può comprendere anche la sinistra oggi rappresentata da Tommaso Fattori e Paolo Sarti?
«Non ho preclusioni. Basta che nasca su un programma di governo comprensibile e realizzabile».
Sì o no alle primarie per il candidato governatore?
«Anche in questo caso non ho pregiudizi. Però non si può partire dalla coda. Prima pensiamo a chiudere in modo produttivo la legislatura, e iniziamo a lavorare sul
programma. Da questo punto di vista quello che ha detto la segretaria Bonafè mi rassicura. Detto questo, sulla scelta del candidato ci dobbiamo dare un tempo preciso».
Settembre?
«Mi sembra ragionevole».


Ne Parlano