“Finalmente il Senato approva oggi in prima lettura il disegno di legge che dispone il distacco del Comune di Sappada dal Veneto e la sua aggregazione al Friuli Venezia Giulia, testo che arriva in Aula in colpevole ritardo, a quasi 10 anni dal referendum. Come sappiamo quella votazione si è tenuta il 9 e 10 marzo 2008 e la volontà dei sappadini si è espressa in modo chiaro. Su un totale di 1.199 aventi diritto si sono recati alle urne 903 elettori (pari al 75,3%), 860 dei quali si sono pronunciati per il sì (il 95%) e soltanto 41 per il no. Si avvia dunque oggi a compimento un percorso democratico e virtuoso di rispetto della volontà di una comunità, nell’alveo della Carta”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Russo, eletto in Friuli Venezia Giulia, che ha pronunciato la dichiarazione di voto per i dem nell’Aula del Senato sul ddl su Sappada.
“Chi conosce la realtà di Sappada – prosegue Russo – sa che le ragioni dei suoi abitanti sono, dal punto di vista storico, assolutamente fondate. Pur facendo parte da più di 150 anni della provincia di Belluno, Sappada mantiene un’originale identità culturale e linguistica germanofona, con radici nell’XI secolo e per secoli ha condiviso il suo percorso con la Carnia. Le aspettative dei cittadini di Sappada sono inoltre assolutamente legittimate dal percorso seguito ai sensi del dettato costituzionale, che prevede il rispetto dei requisiti di contiguità geografica, stessa struttura economica e sociale, vicinanza storico culturale e l’affermazione chiara della volontà popolare. Questa è una vicenda che non può essere dunque strumentalizzata a livello politico, alla luce di ciò che sta succedendo in Catalogna. Questa è una scelta avvenuta nel pieno rispetto della Costituzione italiana e che non crea strappi. Aggiungo che, anche alla luce di questa vicenda, l’Europa rimane la cornice migliore entro la quale le giuste rivendicazioni, la tutela dei gruppi minoritari, le diverse aspirazioni dei territori dovranno trovare sempre maggiore ascolto perché diventino fattore di maggiore coesione e non motivo di nuovi conflitti”.


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