Sulla vicenda dello stadio della Roma, il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo Pd e la senatrice dem Monica Cirinnà, eletta a Roma, hanno presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede “quali siano le sue valutazioni sui gravissimi fatti riportati oggi dalla stampa e quali iniziative urgenti intenda adottare per contrastare questo deleterio ‘metodo’ corruttivo”.
“Oggi molti quotidiani – scrivono i senatori Pd nell’interrogazione – riportano la notizia dell’arresto con l’accusa di associazione finalizzata alla corruzione di Luca Parnasi, proprietario dei terreni su cui dovrebbe essere edificato il nuovo stadio della Roma e della società ‘Eurnova’, incaricata dalla As Roma di predisporre i progetti di fattibilità e i progetti esecutivi del nuovo stadio. Un ruolo chiave in questa vicenda sarebbe stato ricoperto da Luca Lanzalone, avvocato e neo presidente della municipalizzata Acea, nonché consulente ‘di fatto’ della giunta Raggi nella gestione del dossier sullo stadio della Roma, il quale, secondo quanto riportato dalla stampa, in cambio di consulenze ‘mascherate’ pagate ben 100 mila euro, una casa e uno studio a Roma avrebbe stretto con Parnasi un ‘sodalizio criminale’ per perseguire interessi privati grazie, come riportato dal giudice per le indagini preliminari, Maria Paola Tomaselli in un’ordinanza, ‘agli ampi poteri e dell’ampia fiducia di cui Lanzalone gode in Campidoglio’. L’indagine avrebbe consentito di individuare un sistema riconducibile a Luca Parnasi, che ha fatto del metodo corruttivo verso esponenti istituzionali un significativo asset d’impresa’. Nell’indagine viene poi citata anche l’associazione ‘Più Voci’ considerata vicino alla Lega in quanto creata nell’autunno del 2015 da tre commercialisti, Giulio Centemero, tesoriere della Lega, Alberto Di Rubba ed Andrea Manzoni ed usata, secondo la ricostruzione fatta da un settimanale, dalla Lega per ricevere finanziamenti da destinare a società controllate dalla stessa Lega, evitando così il deposito dei soldi sui conti correnti intestati al partito a seguito del sequestro di 48 milioni di euro disposto dal tribunale di Genova per la condanna di Umberto Bossi a due anni e sei mesi per truffa in danno dello Stato. Parnasi, tramite una sua società, nel 2015 avrebbe devoluto 250 mila euro all’associazione ‘Più voci’, ma ‘il finanziamento doveva restare segreto’. Chiediamo una valutazione di questi fatti gravissimi e un intervento immediato per contrastare questo ‘metodo’ corruttivo”, concludono i senatori del Pd.


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