Dario Stefàno, senatore Pd e presidente della Commissione Politiche Ue: troppo tardi per stringere intese regionali col M5s.
«Più che una questione di tempo, è una questione di “spazio”. Il Pd è da sempre autentica espressione della propensione riformista che viene dai territori. Aver quasi blindato a priori non solo la scelta del candidato presidente ma anche degli schieramenti, compreso qualche discutibile “innesto”, ha annullato qualsiasi spazio di confronto per cercare di allargare il campo a una coalizione più ampia ma omogenea». Occorreva magari un nome diverso da Emiliano e Laricchia per mettere tutti d`accordo. «Anche qui, non è solo un fatto di nomi, ma di metodo. Siamo di fronte a due forze e due leadership che hanno combattuto senza sconti l`una contro l`altra per un`intera consiliatura. Non si tratta di pregiudizio di principio, ma appunto di processo politico che si sarebbe dovuto avviare per tempo, attraverso uno spazio di lavoro, di confronto di merito trasparente, coinvolgendo gli iscritti, i dirigenti locali e gli amministratori, per provare a costruire un progetto politico unificante. Difficile all`ultimo miglio imporre un`alleanza prendendo come motivazione fondamentale solo l`impegno di governo che c`è a Roma».
E però nel centrosinistra sono stati espressi molti dubbi su Emiliano, anche da parte sua. E ora?
«Le critiche si muovono con l`intento di essere utili al miglioramento e non svilire il potenziale di motivazione, risorse, idee rappresentato dal centrosinistra pugliese. Sappiamo bene quanto in questi cinque anni la nostra comunità si sia sentita mortificata nell`ambizione di rafforzare quel profilo di laboratorio inclusivo e di politiche innovative, che aveva reso la Puglia protagonista del Mezzogiorno. Ma oltre ad essere critico, un`altra dote che mi appartiene, come sa bene anche Emiliano, è la lealtà: oggi ci troviamo ad affrontare una campagna elettorale complicata, ed è il tempo di rimboccarsi tutti le maniche, perché la posta in gioco è altissima, non possiamo riconsegnare la Regione a chi c`era prima. A chi aveva una visione diversa, a chi non l`ha mai valorizzata, a chi aveva una concezione del potere come comando e gestione e non come guida. Tanto più che oggi quel centro destra tiene dentro anche contenuti sovranisti e xenofobi».
La coalizione di centrosinistra resta troppo eterogenea?
«La coalizione di centrosinistra riflette l`idea del progetto politico di Emiliano, che immagina la propria leadership sufficiente a tenere insieme esperienze profondamente diverse. Faccio fatica a immaginare la presenza di Massimo Cassano, Pippi Mellone e di Nicola Fratoianni nella stessa coalizione, ma tutti ci auguriamo si riesca a superare la prova del governo. Anche in questo caso l`anomalia è anche quella di arrivare a un programma dopo aver costruito la coalizione e non viceversa, basandosi su visioni, valori e idee condivise. Speriamo che la modalità digitale per la costruzione del programma riesca a colmare questo gap…».
Potrebbe non essere semplice convincere i suoi elettori a sostenere Emiliano?
«Io ho scelto di fare come farebbe un buon padre di famiglia, che agisce per il bene dei figli, che in questo caso sono la mia terra, i pugliesi e il centrosinistra. Gli errori di questi cinque anni sono tutti lì, nessuno deve negarli. Cito solo il Psr: doveva essere strumento di rilancio strategico dell`agricoltura, è stato invece un`occasione persa. E non per colpa di chi c`era prima. Non ammettere non aiuta a rimuovere le responsabilità vere. Oggi però penso sia saggio rimandare le questioni aperte a dopo il voto, con l`auspicio che le attuali difficoltà siano occasione per Emiliano di riflettere sugli errori».
E dopo le elezioni, in caso di vittoria, ritiene possibile o auspicabile un accordo col M5s?
«Ribadisco che il tema di un accordo non può essere un fatto contingente né lo specchio di una relazione di governo romano, nato intorno ad obiettivi diversi. E apprezzabile lo slancio del presidente Conte ma al tempo stesso ritengo sia utopistico, in Puglia come altrove, immaginare che il buon lavoro fatto a Roma possa essere da solo sufficiente per superare le visioni diverse, senza che ci sia un processo di maturazione territoriale sulla base di visioni condivise. Alle quali non escludo che prima o poi si possa arrivare, ma c`è bisogno di tempo e spazi nuovi per lavorarci».
In caso di sconfitta, si apre una fase nuova per il centrosinistra in Puglia?
E in caso di vittoria, sarà comunque necessaria una riflessione? «Sarà comunque indispensabile aprire una fase nuova. D`altronde se oggi si accarezza l`idea dell`alleanza con il M5s è perché non ci sente forti abbastanza e questo è politicamente rilevante oltre che emblematico. Da questo occorrerà ripartire, analizzando e riflettendo sugli errori. A me piacerebbe aprire la fase nuova con il centrosinistra nuovamente al governo: e per questo dobbiamo essere tutti lancia in resta in campagna elettorale per impedire al centrodestra di tornare al governo della Puglia o consegnarne le chiavi a formazioni politiche che nulla hanno a che vedere con il Sud e la nostra identità, spesso da queste presa a schiaffoni».


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