A Napoli nei giorni scorsi abbiamo assistito all`acuirsi di due emergenze che da tempo determinano livelli di invivibilità insostenibile. La crisi dei rifiuti con la situazione fuori controllo che vive Scampia, assediata da discariche a cielo aperto di dimensioni apocalittiche: “cinquanta metri di lunghezza ciascuna fino a un metro di altezza” (cito da Repubblica del 16 ottobre). Altrettanto sconvolgente è ciò che accade a Napoli Est con la vicenda della discarica di via Brecce chiusa soltanto dopo le proteste dei cittadini. Di fronte a questo livello di gravità della crisi, il sindaco ha annunciato come unica ini ziativa l`insediamento in Asia di un cda, in sostituzione dell`amministratore unico. Si rinuncia dunque ad affrontare le cause reali dell`emergenza rifiuti, ovvero l`inesistenza di un ciclo industriale nel capoluogo di una regione che invece si presenta all`avanguardia in Italia per percentuali di raccolta differenziata. Ma anche la crisi della mobilità non ha precedenti. Basti pensare al cantiere di via Marina che da quattro anni impedisce la circolazione sulla direttrice est-ovest. Accade così che un semplice intervento di manutenzione straordinaria su un viadotto della tangenziale metta in ginocchio il traffico di una metropoli da Ire milioni di abitanti. In questo contesto l`annuncio da parte di de Magistris di voler privatizzare Anm, dopo aver predicato per anni il mantra del “tutto pubblico”, segnala un`incapacità di governo sconcertante. Come Partito democratico abbiamo più volte avvertito che in un contesto tecnologico e giuridico in rapida evoluzione resta indispensabile una strategia di maggiore integrazione con le linee d`indirizzo europee e un`apertura a operatori privati che avrebbero potuto offrire un apporto fondamentale per rilanciare il trasporto pubblico in termini di efficienza e qualità del servizio. Occorreva agire tempestivamente, quando le tre aziende pubbliche della mobilità esistenti prima della sciagurata fusione sotto la Napoli Holding potevano ancora disporre di asset spendibi l i sul mercato. Invece ci si appresta a svendere ai privati un`azienda in amministrazione giudiziale con prospettive davvero cupe per i lavoratori e per un patrimonio industriale straordinario dei napoletani.
Mentre la città è in ginocchio, il sindaco de Magistris è impelagato in trattative di bassa cucina politica per l`ennesimo rimpasto di giunta, nel tentativo di ricostruire una maggioranza in consiglio che oggi non ha, tanto da aver “sospeso” da tre mesi il consiglio comunale a tempo indeterminato.
Appare evidente come il ceto politico che si è formato intorno al sindaco sia ormai in disarmo e che spetti alle forze coerentemente riformiste il compito di costruire l`alternativa al disastro populista. È un compito che, nonostante gli errori commessi in questi anni, spetta anzitutto al Pd che però deve evitare due grandi rischi: quello di chiudersi per l`ennesima volta in se stesso a discutere di tessere e assetti interni, in vista dell`imminente congresso provinciale, e quello di tentennare ancora sulla linea politica. I napoletani, anche quelli che a questa esperienza amministrativa avevano guardato con speranza, sono oggi profondamente delusi e arrabbiati. Gli elettori di centrosinistra, ma anche tanti cittadini che hanno a cuore semplicemente la propria città, cercano un`alternativa netta e credibile al populismo in salsa partenopea, che produce slogan senza risolvere i problemi. È a queste aspettative che dobbiamo saper rispondere, mettendo sin da subito in campo una visione di chiara e riconoscibile impronta riformista, convogliando verso questo obiettivo anche il lavoro del congresso. È necessario rilanciare una nuova prospettiva di governo della seconda Città metropolitana del Paese, con Milano, individuando insieme ai napoletani idee e progetti capaci di far ritornare Napoli a essere quella risorsa che può e deve diventare per l`Italia.


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