“In una emergenza tremenda, in condizioni drammatiche e con il soccorso di tanti medici e infermieri straordinari, il Governo ha operato con responsabilità, ha assunto decisioni corrette e adottato misure utili. Questa crisi ha dovuto fare i conti con vecchi nodi istituzionali drammaticamente riemersi, a cominciare dal rapporto tra lo Stato e le Regioni e dalla necessità di modernizzare una Pubblica Amministrazione che, in vaste parti, è ancora novecentesca. Ma uno dei nodi più seri e più difficili da sciogliere, è senza dubbio quello dell’Europa.

Abbiamo seguito le tensioni sugli eurobond e le difficoltà dell’Eurogruppo. Abbiamo presente il dibattito aspro sull’utilizzo del Fondo Salva Stati. Sono battaglie che l’Italia sta combattendo dalla parte giusta.

Ma sarebbe un errore non dimostrare apprezzamento per le misure che l’Europa ha deciso di attivare per sostenere i Paesi più colpiti dalla crisi.

Sono state sospese le regole sul deficit, sul debito e sugli aiuti di Stato. È stato rimosso l’obbligo di cofinanziamento per i fondi strutturali ed è stata decisa la rinuncia al rimborso dei fondi non ancora spesi.

È stato deliberato uno stanziamento, voluto dal commissario Gentiloni, a favore dei lavoratori. Sono stati assunti impegni dalla BEI e dalla Banca Centrale Europea.

Senza le risorse messe in campo dalla BCE il grande sforzo finanziario che l’Italia sta facendo a sostegno delle imprese non sarebbe possibile. Per tutto questo dobbiamo ringraziare l’Europa.

Eppure, nonostante tutto ciò, la diffidenza sul ruolo stesso dell’Europa non diminuisce. Eppure mai come ora è apparso chiaro che ci sono due Europe.

In una, assieme ad altri importati Paesi, ci siamo noi con la nostra posizione europeista e con il pesante fardello del debito pubblico.

Nell’altra ci sono paesi i cui leader, emblematicamente rappresentati da Victor Orban, vedono l’unità europea come un mero paramento, dietro il quale si può manovrare con molto cinismo per gli interessi nazionali.

Nella lotta al Covid-19 non sono in gioco solo la generosità e la solidarietà dell’Unione Europea nei confronti dei Paesi più colpiti dalla pandemia.

Non stiamo parlando dei sentimenti umanitari dell’Europa, ma della sua intelligenza politica, della sua lungimiranza e della sua capacità di comprendere quel che sta accadendo nel mondo.

Il punto è che sono in ballo i destini dell’Europa per i prossimi decenni, se avrà un peso nello scacchiere internazionale o se tutti noi, compresa la forte Germania, siamo destinati ad essere delle semplici comparse nel grande gioco delle superpotenze continentali”. Così il senatore del Pd Luigi Zanda, in uno dei passaggi del suo intervento in aula sul Dl Cura Italia.


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