“C’è una domanda a cui Governo e Ministro Di Maio devono rispondere al Parlamento e al Paese: questo è ancora un Paese che scommette sul suo essere la seconda manifattura europea e la settima manifattura mondiale? La risposta è una sola: no.
Stando a quanto inviato a Bruxelles il Governo e i suoi Ministri non hanno la più vaga idea di cosa serva ai segmenti di eccellenza produttiva presenti nel nostro Paese, e non sostengono né il lavoro né l’occupazione di qualità. Non sostengono i sistemi produttivi né hanno un occhio di riguardo per rafforzare la presenza dell’innovazione nelle piccole e medie imprese.
Quella che la stampa definisce la sforbiciata a Industria 4.0 significa questo. Ovvero la fine delle politiche industriali per il paese, sostituite dalla logica dell’assistenzialismo, dalla demonizzazione delle imprese, dal più totale disinteresse verso la dorsale manifatturiera italiana.
L’iperammortamento, che ha permesso investimenti in innovazione e rinnovo dei macchinari a centinaia e centinaia di imprese spingendo allo stesso tempo la produzione di macchinari in modo vertiginosa, sarà prorogato per un solo anno con una sostanziale riduzione del beneficio, al 175% sui beni materiali e al 120% su quelli immateriali. Non la misura che abbiamo conosciuto in questi tre anni. Quanto all’iperammortamento vero e proprio il vantaggio sarà letteralmente dimezzato.
Uno schiaffo alle grandi e pmi italiane e soprattutto alla necessità impellente delle nostre imprese di innovarsi, allargando bacini produttivi, rafforzando posizionamenti di mercato, incentivando e rafforzando occupazione e lavoro di qualità.
Quello che le imprese chiedevano era soprattutto una cosa: continuità con il Piano Industria 4.0. E una visione strategica sul futuro del sistema-paese in fatto di politiche industriali, capaci di rafforzare gli strumenti già a disposizione preparandosi alla sfida dell’automazione.
Forse Di Maio non lo sa neanche che per oltre 200 tipologie produttive il nostro Paese è leader assoluto nel mondo e per moltissimi segmenti è competitor assoluto della Cina, che per moltissime tipologie non sfonda in occidente dove noi siamo invece leader.
E colpevolmente non vuole capire che tagliare il bonus per gli incentivi energetici significa colpire a morte un segmento leader nel nostro paese, quello che ha scommesso sull’edilizia sostenibile.
Questo non è il Governo del cambiamento, è il Governo del tramonto”.


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