«Ciò che conta è il dato politico: questo governo e questa maggioranza hanno la determinazione per affrontare nodi molto divisivi. Ora ci sono altri ostacoli che ci trasciniamo da tempo e che dobbiamo superare quanto prima: Alitalia, ex Ilva, il Mes… Prima sgomberiamo il cammino da questi massi, prima potremo dedicarci alla priorità assoluta, ovvero far crescere l`economia, l`occupazione, il Pil». Salvatore Margiotta, lucano, sottosegretario dem al ministero delle Infrastrutture, è noto per la sua indole pragmatica. E anche per la sincerità con i cronisti: «Sui dettagli tecnici per Autostrade penso che nessuno ora possa sbilanciarsi. C`è però da essere soddisfatti per aver evitato la revoca, che avrebbe rappresentato un rischio enorme per le casse dello Stato, per i lavoratori, per la gestione delle arterie. In questo senso voglio sottolineare il ruolo importante e decisivo svolto dal Mit, e soprattutto dalla ministra De Micheli, che si è dedicata alla vicenda con passione e competenza».
C`è mai stato davvero il rischio revoca?
Guardi, io posso limitarmi a raccontare i fatti degli ultimi giorni. La proposta di sabato di Aspi già conteneva cose importanti: l`accettazione del metodo di tariffazione dell`Autorità di regolazione dei trasporti, i 14,5 miliardi di nuovi investimenti – quanto mai importanti in particolare oggi -, i 7 miliardi di manutenzione, i 3,4 di risarcimenti. Per arrivare a un`intesa mancava la disponibilità del principale azionista a una drastica riduzione del proprio peso nella società e all`estromissione dalla govemance. Il Cdm di martedì notte ha prodotto questo risultato.
È soddisfatto?
Io sono tutto fuorché uno statalista. E non mi piacciono nemmeno alcuni toni delle ultime ore. Gli «schiaffi in faccia», «hanno le ore contate»…, non è il mio linguaggio. Credo fermamente nella sussidiarietà e nel ruolo dei privati. Sono convinto che uno Stato forte scrive convenzioni solide e controlla rigorosamente l`azione del privato. In questa situazione, con un gestore che ha goduto dì una convenzione scritta con un evidente occhio di riguardo – cui peraltro il Pd si oppose e votò contro in Parlamento -, e che ha avuto lacune e mancanze nello svolgimento dei propri compiti, non c`erano soluzioni migliori.
Quanto spenderà Cdp? Benetton ci guadagna?
Qui siamo ai dettagli tecnici che ora non conosco, ma certamente non ci sarà vantaggio per l`attuale proprietà. Posso però ragionare in astratto. Dipende dalle strade che si renderanno praticabili tra aumento di capitale, acquisto di quote societarie dell`azionista privato, risposta del mercato. Non mi pare che sia nelle intenzioni del governo procedere con l`acquisto diretto dell`88% delle quote di Aspi in possesso di Atlantia. Se si verificasse – sempre in astratto – questa ipotesi, o se si ragionasse di un approdo di Cdp al 51%, possiamo far riferimento al valore di Aspi del 2017: 12,5 miliardi, di meno e non di più in virtù della tragedia del ponte-Morandi. Se si ragiona di aumento di capitale, occorre riflettere sul fatto che per portare Atlan- tia dall` 88 al 10% del pacchetto azionario, tale aumento dovrebbe essere di notevole entità: alla fine di un processo del genere, l`azionista privato si troverebbe in possesso di meno titoli, ma all`interno di un capitale più grande.
Cifre non ne fa…
È troppo complesso e prematuro. Certamente i costi per lo Stato non sarebbero nemmeno lontanamente paragonabili a quei 23 miliardi che rischiavamo di pagare in un contenzioso, come sottolineato anche dall`Avvocatura.
Cosa dovrebbe portare la quotazione in Borsa?
Personalmente spero in un azionariato diffuso che coinvolga i risparmiatori italiani. Così avrebbe anche più senso questa definizione, “public company”. Poi è chiaro: se un`azienda è quotata, chiunque può comprarne i titoli.
Non è rischioso ricorrere spesso a Cdp?
Non è l`optimum e non dovrebbe diventare un`azione sistematica. Ma siamo in emergenza. Perciò dico: togliamo i massi dal nostro cammino e pensiamo alla crescita, così queste iniziative straordinarie non diventeranno la regola.


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