“Nel corso dell’esame del Def in Commissione Speciale è emerso un ragionamento a legislazione vigente che non prevede nessun impegno per gli anni a venire. Il primo obiettivo del 2014 era la riduzione del Deficit, partiamo dal -3% del rapporto debito/Pil del 2014 al -2.3% del 2017. Ma dobbiamo tenere conto che in questi tre anni c’è stato anche il salvataggio delle banche e le misure di tutela per i risparmiatori. Il Pil si mantiene invece positivo sia grazie agli investimenti privati, sia all’aumento dei consumi privati. La disoccupazione del 2017 si attestava al 11.2% e nel 2019 scenderà al 9.8%. Si tratta di previsioni tutte positive perché l’indebitamento netto nel 2020 è pari a zero”. Lo scrive in una nota il senatore del Pd Mauro Maria Marino, componente della commissione speciale del Senato.
“Rispetto alle clausole di salvaguardia sull’aumento dell’Iva, invece, questione molto importante sia per la stampa e sia per l’impatto che essa avrebbe sull’opinione pubblica, è un tema che sarà posticipato. Gli strumenti propri per analizzare lo stop alle clausole – prosegue – saranno il Nadef 2018 e la legge di bilancio. Non ci deve preoccupare, perché il governo della scorsa legislatura ne ha abolite per più di 63 miliardi. È chiaro che gli effetti non si vedono se esse si aboliscono. Ma si vedrebbero se non si abolissero. Se scattassero, l’Iva nel 2019 passerebbe dal 22 al 24%, nel 2021 al 25%. A fronte di dati tutti positivi, quando si va a vedere il livello di impatto sul benessere, emerge comunque un disagio sociale che pare non essere in sintonia con le indicazioni positive. Questo è dovuto all’aumento delle disuguaglianze e alle incidenze negative di povertà assoluta. È uno stimolo importante – conclude Marino – per le valutazioni successive”.


Ne Parlano