Nel giorno in cui infuria la protesta per il primo ingorgo fiscale post-Covid, Antonio Misiani, viceministro dem dell`Economia, non teme di andare controvento. Ed è secco nel negare proroghe e nel respingere l`idea di un popolo dei lavoratori autonomi stremato dall`emergenza economica: «In questo Paese bisogna anche iniziare a dire che le imposte vanno pagate perché servono a finanziare i servizi essenziali. E non credo che le partite Iva stiano peggio degli altri. Abbiamo già concesso rinvii, aiuti e sgravi, dunque presentarci come arcigni nemici dei contribuenti è una caricatura. Ed è chiaramente strumentale da parte delle opposizioni». Poi Misiani allarga il ragionamento ad una riforma del Fisco che vada incontro ai ceti medi produttivi e promette attenzione per le scadenze di settembre.
Viceministro, perché non concedete proroghe? Il problema sono le casse dello Stato vuote?
«Di certo abbiamo bisogno di dati attendibili sulle entrate fiscali de1 2020, per poter preparare la nota di aggiornamento al Def e non avere solo stime scritte sulla sabbia. Ma il tema non è solo questo. Stiamo parlando di scadenze che erano previste per il 30 giugno, per le quali abbiamo già concesso più tempo: fino al 20 luglio senza alcun aggravio e fino al 20 agosto con una maggiorazione dello 0,4%, cioè 4 euro ogni mille. Tutto questo dopo aver rinviato a settembre i versamenti di marzo, aprile e maggio e aver deciso sgravi per oltre 56 miliardi da qui al 2022, tra cancellazione dell`Irap 2020 ed eliminazione delle clausole di salvaguardia Iva e accise. E stiamo anche ragionando su una riprogrammazione delle scadenze fiscali di settembre, che potrebbe arrivare con lo scostamento di bilancio. Questo governo ha fatto molto. E rinviare ancora creerebbe solo altri ingorghi più avanti. Ad un certo punto però le imposte vanno pagate. E poi mi lasci dire una cosa: i contribuenti che dovevano versare il 30 giugno lo hanno fatto. Non credo che le partite Iva sottoposte al regime forfettario e agli Isa (gli e x studi di settore, ndr) siano necessariamente in condizioni peggiori».
Gli autonomi però denunciano gravi difficoltà: pagare migliaia di euro di tasse ora per molti può significare chiudere. Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, in un`intervista a La Stampa ha parlato del rischio di gravi ripercussioni sociali.
«Guardi, la gran parte delle cifre dovute in questi giorni è rappresentata da Irpef e Ires: due imposte che si pagano in base al fatturato e ai guadagni, non credo che chi deve versare si possa considerare più sfortunato di altri. Stiamo parlando del saldo 2019, che in molti casi sarà pari a zero, e del primo acconto 2020, che può essere calcolato con il previsionale con un margine di tolleranza che abbiamo aumentato al 20%».
I numeri dicono che, ad esempio, il turismo e i consumi faticano più di altri a ripartire. Per questo le associazioni dei commercianti temono un`ecatombe di imprese.
«Abbiamo già erogato contributi per 4 miliardi a fondo perduto per chi ha avuto rilevanti cali di fatturato e misure specifiche per il turismo per oltre 3 miliardi. Gli sgravi fiscali generalizzati non sono lo strumento migliore per aiutare le imprese. La via maestra sono misure mirate, come gli interventi specifici peri settori maggiormente in crisi e contributi come quelli che abbiamo previsto con il decreto rilancio, commisurati alle perdite subite».
Sta per riaprirsi il cantiere per la riforma del sistema fiscale: cosa possono aspettarsi le imprese?
«L`idea di fondo è alleggerire il carico su chi lavora e fa impresa e su chi ha dei figli a carico. Già la settimana prossima alla Camera approveremo l`assegno unico familiare. Quanto alle imprese, dialogheremo con le partite Iva per costruire insieme la legge di bilancio e la riforma tributaria. L`idea è partire da tre punti: superare il meccanismo saldo-acconto in favore di pagamenti mensili, introdurre la precompilata Iva ed estendere la tassazione per cassa alle piccole imprese. Dobbiamo dire addio al meccanismo che trasforma nel giudizio universale la data delle scadenze fiscali. Lasciamo perdere le polemiche e gli inviti irresponsabili alla disobbedienza fiscale e iniziamo a discutere una riforma strutturale che semplifichi veramente la vita delle partite Iva».


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