Settimana decisiva per l’Italia nel fronteggiare l’emergenza Coronavirus: martedì avrà luogo il vertice dell’Eurogruppo, al termine del quale saremo a conoscenza delle proposte anti-crisi dei partner europei al fine di contenere e pianificare la gestione della problematica economica. Riguardo a tale tematica (e non solo), la redazione di Politicanews.it ha intervistato in esclusiva Dario Stefàno, vice-caporgruppo del Partito Democratico al Senato e vice-presidente della Commissione Bilancio a Palazzo Madama.

Come procedono i lavori con gli emendamenti del Cura Italia?

Nelle commissioni, la Bilancio soprattutto, si sta lavorando con intensità puntando all’obiettivo di migliorare il provvedimento messo in campo dal governo. A conferma che l’attività parlamentare non è ferma, come ha sostenuto qualche leader populista forse distratto dall’ardire di candidarsi anche a guida religiosa. Il contributo del mio gruppo va nella direzione di una semplificazione e di una maggiore tempestività di intervento e, di conseguenza, della eliminazione di appesantimenti burocratici, ma anche della ottimizzazione di una dotazione finanziaria che dovrà essere all’altezza delle necessità di questa emergenza e delle istanze, legittime, che vengono dal Paese.

Quali aspettative nutrite in vista del vertice dell’Eurogruppo?

Le aspettative non sono solo le nostre ma di un intero continente: la pandemia ci ha chiamato ad un appuntamento cruciale per i destini dell’Unione.
Tanto più dinanzi ad una azione di propaganda e delegittimazione messa in campo dai sovranisti sfascisti che lavorano con grande impegno alla dissoluzione di un sogno necessario, ovvero a quell’idea di comunità disegnata a Ventotene da Altiero Spinelli e dagli altri padri fondatori. Se neppure davanti alla pandemia l’Europa sarà capace di mettere da parte egoismi e rigidità, se nemmeno ora si abbandonerà la strada dell’austerità che finora ha alimentato gli impulsi sovranisti, il sogno europeo rischia di essere distrutto per sempre. L’Europa o è solidale o non è Europa. Si discutano le misure. Ma non è più possibile ragionare tra Stati, perché tutti sono stati colpiti. È necessaria una assunzione di responsabilità da parte dell’Europa intesa come comunità politica ed economica. Non lo è stata finora, questa è la drammatica occasione che può far si che lo diventi.

Quanto tempo ci vorrà per l’assestamento economico al termine della crisi economica?

Ci troviamo nel pieno di una condizione globale mai vissuta prima d’ora e nessuno ha la sfera di cristallo per indicare tempi. Ci può confortare però la componente di ciclicità della storia economica nell’immaginare una promettente opportunità di crescita e sviluppo dopo un periodo recessivo e di crisi tanto violenta. Naturalmente, molto dipenderà dagli strumenti che sapremo mettere in campo e dalla capacità di definire modelli nuovi per reinventare schemi sociali ed economici. In questo, l’Europa deve finalmente vestire il ruolo che gli compete mettendo in campo tutti gli strumenti necessari a farci imboccare presto la strada della ripartenza, deponendo soluzioni insufficienti, come il MES, e aprendo alla possibilità di una nuova agenda e di strade nuove come bene ha indicato la BCE con il suo intervento.
Con buona probabilità, saremo chiamati a convivere con il virus per molti mesi e non possiamo fermare sine die la vita sociale e produttiva del Paese. La scienza ci deve guidare ma la politica ha un compito altrettanto importante: riappropriarsi del primato delle scelte. La cabina di regia proposta dal mio gruppo può rappresentare la chiave attraverso la quale guidare un percorso impegnativo di ripartenza, pieno di insidie ma altrettanto ambizioso.


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