Giorgio Tonini è arrivato alla presidenza della commissione Bilancio nei giorni cruciali della legge di Stabilità, e proprio questo ha fatto infuriare le opposizioni. «Non farò il commissario della Stabilità – spiega – Se farò bene a gennaio, quando tutte le presidenze si azzereranno, mi ricandiderò. Certo non si poteva lasciare la commissione Bilancio con un reggente pro-tempore in un momento come questo». Il senatore Tonini non è uomo da polemiche inutili. Anzi, è più un pompiere che un incendiario. «Le opposizioni volevano solo sapere se la mia elezione costituisce una surroga dell`incarico del presidente Azzollini (l`ex presidente ‘deposto’ a seguito di un`inchiesta giudiziaria), o se si tratta di un mandato fino a fine legislatura. La presidenza del Senato ha chiarito, è una surroga, ora credo che non ci siano più problemi».
Ma così il Pd ha la presidenza e anche una delle due vicepresidenze.
«Questo è un problemadellamaggioranza, non delle opposizioni, che hanno il loro vicepresidente: la senatrice Lezzi. Il collega Sangalli peraltro ha già chiesto di andare alla commissione Esteri».
Qual è secondo lei l`elemento caratterizzante della manovra?
«Questa è una manovra che rappresenta la vera quadratura del cerchio, nel senso che è espansiva, ma pienamente dentro le regole dell`Unione europea. Dimostra che è possibile fare quello che le tante famiglie antieuropeiste (di destra e sinistra), dall`ex ministro Varoufakis ai leghisti di Salvini, ritenevano impossibile. Noi spendiamo dei soldi in più rispetto a quanto avevamo nel tendenziale, ma restiamo nei vincoli del patto di stabilità. Dal punto di vista politico culturale è una grande vittoria rispetto achi parlava di uscire dall`asfissia dell`euro».
Si utilizza la flessibilità, lasciando senza copertura le clausole di salvaguardia degli anni prossimi.
 «L`anno scorso abbiamo disinnescato quelle del 2015, quest`anno quelle del 2016, l`anno prossimo si faranno quelle successive. Si va avanti passo passo. L`importante è essere entrati tra i Paesi virtuosi, che possono utilizzare sempre più ampi margini di flessibilità di spesa».
Il premier ha detto che sulla norma del tetto al contante è pronto a mettere la fiducia. Non le sembra poco rispettoso del Parlamento?
«C`è bisogno di più dialogo istituzionale. Ma nel merito sono d`accordo con lui. La richiesta di alzare quel tetto ci viene da operatori economici, che chiedono di evitare l`oppressione burocratico-fiscale. In Trentino, ad esempio, molti albergatori dicono che hanno difficoltà con i turisti stranieri, che possono pagare liberamente in contanti in Austria, mentre da noi devono poi segnalare la cosa alla polizia riempiendo schede e scartoffie. D`altro canto, chi vuole evadere evade lo stesso: quello strumento non funziona. Ci sono altri modi per fare la lotta all`evasione, come gli accordi con i paradisi fiscali e l`incrocio delle banche dati. Inoltre, serve un atteggiamento di collaborazione con i contribuenti onesti. Comunque la legge di Stabilità non è questo».
Cos`è allora?
«È il proseguimento degli aiuti a imprese e lavoratori, dopo gli 80 euro e il taglio dell`Irap, con interventi per modernizzare l`impresa (superammortamenti), poi eliminiamo la tassa sulla prima casa, che con 3,5 miliardi rappresenta un decimo della manovra fiscale nel triennio, ma che consente di ottenere un risultato psicologico importante: ridare fiducia alle famiglie, rafforzando la domanda interna, con l`obiettivo di sostenere la crescita».
Le Regioni potrebbero dover introdurre nuovi ticket.
«Ragioneremo in Parlamento sulle possibili misure migliorative. Due cose, comunque, non si possono accettare. Scaricare sui cittadini gli effetti della malagestione, e farla passare liscia a chi non sa gestire il servizio. Questo non si può fare. C`è bisogno di incentivi per chi amministra bene, ma chi non lo fa ne deve rispondere».

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