‘Laguna prostrata dal commissariamento’
Sfrattato dal municipio di Venezia per gli effetti collaterali dello scandalo Mose, il centrosinistra punta su un ‘eretico’ del Pd per tornare a Ca` Farsetti. Del resto, pensano ín tanti, solo una figura come Felice Casson, prima magistrato, poi senatore, può (forse) consentire ai democratici di prolungare quasi quarant`anni di permanenza al governo della città malgrado la rovinosa caduta della Giunta Orsoni – per le contestazioni della magistratura al sìndaco sul finanziamento illecito – e la drammatica situazione finanziaria del Comune. «Un buco di Bilancio ancora peggiore di quel che pensavo», osserva lui, il quale dopo essersi messo sistematicamente di traverso alle scelte politiche di Matteo Renzi, in vista dell`eventuale conquista del palazzo municipale punta molto su un asse col Governo per scongiurare la Serenissima disfatta (contabile). Uscito trionfatore dalle primarie, malgrado non avesse dalla sua la nomenclatura del Pd, ora si dice convinto di poter vincere al primo turno «se il centrosinistra resta unito». Intanto, mentre i candidati a Ca` Farsetti si danno battaglia in campagna elettorale, Venezia continua a soffrire e a pagare caro un commissariamento lungo quasi un anno.
Venezia ha vissuto una Pasqua da incubo: una massa di persone spaventosa nelle calli, servizi pubblici in tilt. E con l`Expo sarà pure peggio.
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Là prima risposta immediata %è che questa città dal giugno dell`anno scorso è stata abbandonata, nel senso che un commissario inviato dal Governo avrebbe avuto senso solo se si fosse limitato a gestire per pochi mesi l`emergenza. Invece investire una figura tecnica della responsabilità sociale, politica ed economica di una città complessa come Venezia e Mestre vuol dire non rendersi conto della realtà. La città lo sta pagando caro perchè ci sono stati provvedimenti un po` a caso che un commissario non dovrebbe prendere».
 Ma ci sono anche problemi strutturali. Come si risponde all`assedio turistico della città?
 «Quel che è successo a Pasquetta è inaccettabile, ma purtroppo continua a ripetersi. Bisogna decidersi a pianificare l`intera situazione del turismo veneziano, in base a un concetto chiarissimo: chi viene a godere della bellezza di una città così fragile, deve lasciare un contributo per poterla mantenere. I veneziani non ne possono più, lunedì ero a Venezia, ho girato un po` e ho visto scene di autentica insofferenza».
Però di una diversa e meno casuale gestione dei flussi si discute da anni.
 «Esatto, basta parlare, ora bisogna fare. Bisogna avere il coraggio e la capacità di mettere un freno, e se serve anche un blocco degli arrivi. Nessuno vuole escludere persone da Venezia ma la città può sopportare fino a un certo punto. Gli arrivi vanno programmati, anche con incentivazioni di carattere molto forte. E quando i garage sono pieni stop, si fermano le auto prima del ponte della Libertà. Bisogna discutere in maniera decisiva anche sugli arrivi da Cavallino: entrano da lì migliaia di persone che non versano un euro a Venezia».
Venezia sembra una città che non riesce a trarre alcun beneficio – per la collettività – dalla massa di persone che vi affluisce, giusto?
 «Vero, anche chi arriva con le grandi navi non contribuisce minimamente alla gestione di una città così particolare. Di fatto oggi l`unico contributo arriva dalla tassa di soggiorno. Faccio presente che se tutti, civilmente, contribuissero potremmo dare risposte migliori alle persone che arrivano: fornire trasporti adeguati, servizi igienici oggi del tutto carenti e via dicendo. E bisogna assicurare al turista la sensazione che i soldi che dà a Venezia gli ritornano in termini di servizi, anche pubblicando in rete dove finiscono questi soldi».
Però, ad esempio, riuscire ad avere un contributo da chi arriva in treno sembra problematico.
«No, possiamo e dobbiamo arrivare a una convenzione con le Ferrovie in modo che, per dire, chi arriva con le Frecce versi un contributo con una percentuale sul biglietto, che dovrà essere girata all`Amministrazione comunale. Per gli aerei è lo stesso; è solo una questione informatica, le modalità ci sono, bisogna avere la determinazione per fare gli accordi. E comunque, ribadisco che c`è un limite di saturazione oltre il quale non si può andare, non si può distruggere Venezia in nome del tutti dentro».
A volte Venezia si complica la vita da sola: che diciamo dei quattro cantieri aperti a Rialto con l`Expo alle porte?
«Assurdo, una clamorosa mancanza di programmazione che penalizza i veneziani e chi viene in città, creando strettoie ulteriori dove è già complicato passare. E su questo anche l`amministrazione uscente ha le sue colpe».
L`Expo a Marghera che segnale è?
«L`operazione Expo col padiglione Aquae a mio avviso segna un punto di svolta, si è cominciato a utilizzare quel territorio devastato in modo diverso, con un`idea moderna. Puntando sulla logistica, sulla green economy, sui servizi al turismo quell`area può diventare un nuovo water front straordinario, pieno di opportunità. Con una prospettiva di 10-15 anni può diventare il volano dell`economia di terraferma».
Mestre, al di là delle questioni chiave legate alla sicurezza, soffre pesantemente sul piano economico. Ha un`idea di fondo per uscire da questa palude?
«A Mestre c`è una decadenza dell`essere stesso commerciante: il fatto di aver pianificato per tanti anni tuttì questi maxi centri commerciali alle porte della città ha svuotato non solo di persone ma anche di risorse l`economia del centro. Serve uno sforzo immane per uscire da questa situazione, e prima di Pasqua ne avevo già discusso con l`allora sottosegretario Delrio. Bisogna riportare commercio e artigianato nel cuore della città, anche con un sistema di incentivi e agevolazioni, sfruttando le norme della Legge Speciale che, ricordo, valgono anche per la terraferma».
Luigi Brugnaro – con Francesca Zaccariotto l`avversario più temibile a centrodestra – ha davvero risolto i suoi conflitti di interessi? E cosa pensa della sua imponente campagna elettorale?
«Non parlo degli altri. L`unica cosa che dico è che nella, mia lista e in quelle di chi mi appoggerà non voglio avere persone con precedenti o conflitti di interesse. Per quanto riguarda la sua faraonica campagna mi pare evidente l`imprimatur berlusconiano. Noi invece abbiamo pochissime risorse, ma va bene anche così: oggi la politica deve essere francescana».
Tra Enrico Marchi (boss dell`aeroporto), (presidente del Porto),  Sandro Trevisanato (leader del settore crociere) e Paolo Costa (presidente del Porto) chi butterebbe dalla torre?
«Costa tra un anno si butta da solo».