Nel circo (mediatico) scatenato dalla vicenda Morisi sono apparsi in scena sciacalletti e iene, come li chiamava Tomasi di Lampedusa, bestie più feroci della Bestia che vorrebbero azzannare. Ne parliamo con Tommaso Cerno, senatore Pd, gay dichiarato e abituato a pensare controcorrente.

 

Cerno, la vera bestia è l’informazione di sinistra che sta facendo sciacallaggio sul caso Morisi?

«Oggi vediamo riemergere, dopo le prodezze della Bestia originale, un rigurgito di bestialità della stampa progressista, una bestia peggiore perché non ha il coraggio di dirsi tale e di fare coming out. Già nella ricostruzione dei fatti notiamo diverse superficialità: nessuno approfondisce i dettagli del caso, ma tutti prendono per buone le dichiarazioni di un escort rumeno che si contraddice e dà più versioni di Michele Misseri e, come lui stesso ha detto, ha bisogno di soldi. In più utilizzano l`espressione “droga dello stupro”, offendendo le donne che subiscono violenza autentica e gettando fango, in modo omofobo, sul rapporto tra adulti gay consenzienti».

Repubblica dice che il loro non è guardonismo ma giornalismo.

«Quella di Repubblica è una excusatio non petita. La sinistra non ha i titoli per dare lezioni morali, perché ha una lunga tradizione di storie simili: penso al caso del portavoce di Prodi, Sircana, o alla vicenda dell’ex governatore del Lazio Marrazzo. Nel caso Morisi convivono a sinistra un giustizialismo esasperato, dato che, come ha ammesso anche Davigo, se ci sono estremi penali, si tratta di un reato bagatellare. Un reato che peraltro aggredisce più Salvini, che non ha fatto nulla, di Morisi. C’è poi il moralismo di chi si sorprende che in Italia molte persone usino droga per fare sesso. Sbagliato, certo, ma questo è. E, da ultimo, affiora la cultura del sospetto con allusioni pericolose come quelle di certi dem che si chiedono chissà “cosa succedeva ai tempi al ministero degli Interni”».

Sui social fioccano sfottò per la presenza nella Lega di un’area gay, la «corrente Mykonos».

«Chi si sorprende degli omosessuali nel Carroccio dimentica che nella Lega delle origini esisteva un’associazione gay chiamata Los Padania. E poi la Lega prende voti soprattutto in Lombardia e Veneto, dove esiste la più ampia comunità omo d’Italia».

I leghisti gay contrari al ddl Zan sono accusati di doppia morale.

«Assurdo. Anch’io sono gay ma ritengo il ddl Zan scritto male. Zan non è Mosè, non ha l’esclusiva sull’interpretazione del pensiero gay».

La vicenda Morisi azzopperà Salvini o lo rafforzerà, facendolo apparire una vittima?

«L’indebolimento di Salvini è precedente al caso Morisi e nasce con la caduta del governo in cui era ministro. Morisi ne ha sottolineato la debolezza politica, non l’ha creata. Il segretario può riprendersi in mano il partito solo se la base elettorale convincerà il Nord che quella è la strada migliore. Ma credo siamo al punto di non ritorno. E comunque sbaglierebbe Salvini a presentarsi come vittima: non pagherebbe a livello elettorale».

E’ credibile un asse i governisti della Lega, Giorgetti in primis, e Calenda e Renzi?

«A mio avviso, Giorgetti sta flirtando col Pd. L’obiettivo è far nascere un grande centro, una Dc 2.0 che tenga dentro la Lega desalvinizzata e un Pd cambiato, e con Draghi al governo a garantire un’Italia capofila in Europa dopo la fine della Merkel. Calenda e Renzi temono questo scenario, perché non servono pontieri quando si sono costruiti già dei ponti».


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