“Certamente la messa agli arresti domiciliari, nessuna liberazione, di troppi condannati per reati di mafia è stata grave e ha fatto emergere la necessità di ulteriori norme per garantire che i mafiosi non possano tornare nei propri territori ricostruendo i rapporti con le proprie organizzazioni. Questo è il senso di una parte importante di questi decreti.
All’inizio della pandemia, ci siamo posti il problema di preservare la salute dei detenuti e di chi opera in carcere. Preservare la salute anche dei detenuti, di tutti i detenuti è un dovere e una responsabilità a cui non potevamo e non possiamo sottrarci. Infatti il punto non è questo. Nè il 123 del Cura Italia che prevedeva gli arresti domiciliari col braccialetto per chi doveva scontare ancora fino a 18 mesi, ma escludeva esplicitamente i reclusi al 41bis o per reati di mafia, nè la famosa circolare del Dap che segnalava la necessità di salvaguardare i soggetti a rischio di fronte al pericolo Covid, sono all’origine del problema. Il punto è stato che il rapporto quotidiano tra Dap e procure antimafia che aggiornava la situazione dei detenuti per reati associativi, si è interrotto e la procura non ha potuto far valere il proprio diritto di segnalare i rischi di reiterazione dei rapporti con le organizzazioni criminali e impedire gli arresti domiciliari. In secondo luogo, fermo restando, e spero che su questo siamo tutti daccordo, che il diritto alla salute va garantito anche ai peggiori criminali, non si sono predisposte strutture alternative agli arresti domiciliari in gradi di garantire insieme la sicurezza e la salute del detenuto.
Oggi, con questi due provvedimenti, quello che obbliga la magistratura di sorveglianza a chiedere e ottenere il parere delle procure antimafia in merito ai collegamenti tutt’ora esistenti con le organizzazioni criminali e alla pericolosità del detenuto e quello che da la possibilità alla sorveglianza di rivalutare i provvedimenti assunti a fronte di ipotesi alternative di reclusione, compatibili con lo stato di salutedel detenuto, interveniamo per impedire il ripetersi di vicende come questa”. Così Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd, nel suo intervento sul Dl intercettazioni a proposito del tema degli arresti domiciliari di reclusi per mafia durante la pandemia da Covid.


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