«Io e Matteo facciamo riunioni insieme da 15 anni. Siamo quasi coetanei e quando lui divenne presidente della Provincia io sindaco del mio comune. Abbiamo
fatto battaglie importanti e portato a casa risultati importanti con il miglior governo dell`ultimo quarto di secolo, il suo. Un`amicizia così lunga non si può rompere, ma oggi Matteo compie un errore politico».
Parla Dario Parrini, barba e capigliatura risorgimentale, oggi senatore della Repubblica, fino a ieri renziano fino al midollo, e un mago nel suo genere, i sistemi elettorali.
Renzi se ne va, lei no. Perché?
“Perché solo nel Pd può essere condotta con efficacia la battaglia riformista per un`Italia con più crescita e meno ingiustizie. Resto nel Pd perché ho profondo rispetto per le donne e per gli uomini che con me hanno fondato questa comunità dodici anni fa e perché ho la profonda convinzione che il centrosinistra non sarà mai più forte se sarà più frammentato e se il Pd sarà più debole».
Due partiti, se alleati, possono ottenere risultati migliori…
«In qualsiasi modo avvengano, le scissioni sono un danno. Matteo Renzi, lasciando il Pd, compie pertanto un grave errore. Inoltre, l`idea che sinistra e centro debbano presentarsi separati alle elezioni, parlando a elettorati diversi per poi unirsi dopo il voto, è sbagliata. Nel 1994 fu l`idea di Occhetto, Martinazzoli e Segni che portò Progressisti e Patto per l`Italia ad andare divisi al voto. Il risultato? La vittoria di Berlusconi. Nel 2013 Bersani e la sua coalizione si presentarono divisi dai centristi di Monti e videro svanire una vittoria che appariva sicura. Il centrosinistra non diventa più forte se il Pd è più debole».
Per i renziani che, come lei restano teme spazi ristretti?
»No, anzi. Da oggi la lotta per avere più riformismo nel Pd riparte come prima e penso che gli spazi di iniziativa ci siano. Zingaretti ha il dovere di mantenere la barra del Pd dritta. L`obiettivo è un partito di centrosinistra senza il trattino, un Pd grande e plurale come nella sua aspirazione originaria. Sono certo che Zingaretti svolgerà al meglio tale compito. Nel Pd tutti gli elettori di centrosinistra devono sentirsi a casa, indipendentemente dalle storie di provenienza».
La Toscana, al governo, non c`è. Un errore?
«Sì, è stato un errore che Zingaretti deve correggere. Il Pd deve rappresentare al meglio i territori, a partire dalla regione dove è più forte, la nostra».


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