“Abbiamo la possibilità di votare sul posizionamento del nostro paese nel contesto internazionale perché le missioni sono uno degli strumenti essenziali della nostra politica estera. Il mondo sta cambiando. Gli USA hanno cambiato alcune storiche scelte in questo quadrante di mondo e c’è un nuovo protagonismo della Cina. Tutto questo rischia di mettere in un angolo l’Europa. Noi dobbiamo mettere al centro della nostra iniziativa un nuovo multilateralismo. Noi siamo nell’alleanza atlantica, e siamo dentro le iniziative europee su diversi fronti. Se penso al Mediterraneo io credo che il nostro Paese stia lavorando per tenere insieme la necessità di stabilizzare alcune aree con la difesa dei diritti umani. E facciamo questo anche parlando con soggetti diversi, magari anche in contrasto con le istituzioni locali. Lo abbiamo fatto in Libano, lo abbiamo fatto in tanti altri teatri, lo abbiamo fatto in Afghanistan. Possiamo fare lo stesso anche in Libia. Ragionando anche con Russia e Turchia che hanno scelto opzioni militari. Ragionando con Serraj e parlando anche con Haftar. Noi scegliamo di mandare missioni diverse, non militari. Sappiamo bene che la situazione è difficile in quel Paese. Ma credo sia giusto rimanere in Libia. Altrimenti, e penso alla nostra sicurezza nazionale, lasceremo il controllo dei flussi migratori alla sola Turchia. E rimaniamo, lottando perché le convenzioni internazionali e i diritti umani vengano rispettati, pur sapendo di lavorare in una situazione difficile e contraddittoria. Andarsene migliorerebbe la situazione? Il senso della missione europea Irini, che sostituisce Sophia e alla quale partecipiamo è questo: inserire in una iniziativa multilaterale, europea, il nostro intervento in quella realtà. Andarsene dalla Libia sarebbe un errore e non rafforzerebbe la tutela dei diritti in quella realtà”. Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri a Palazzo Madama nel suo intervento sulle missioni internazionali.


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