Francesca Puglisi è soddisfatta: «Abbiamo lavorato moltissimo e in pochi mesi. Con armonia tra maggioranza e opposizione. Adesso consegniamo questa inchiesta al Parlamento che verrà. Sarà uno strumento importante contro la piaga dei femminicidi».
Puglisi, qual è la maggiore criticità?
«I tribunali che non si parlano e a rimetterci sono i bambini. Casi gravissimi: affido congiunto pur di fronte a un padre indagato per violenze».
Sul fronte della tutela?
«Dobbiamo impedire che l`obbligo di allontanamento venga violato così facilmente. È tra la denuncia e il processo che le donne sono più a rischio».
Troppe denunce vengono archiviate.
«Le forze dell`ordine fanno un lavoro straordinario ma troppo spesso la violenza viene catalogatacome “conflitto familiare”. Per questo ci vogliono delle specializzazioni. Nella polizia, nei carabinieri, ma anche nella magistratura, all`università. La violenza va riconosciuta. Purtroppo però sono ancora pochi gli uffici giudiziari che lavorano in “rete” tra tutti i soggetti che si occupano di contrasto al femminicidio. Dai commissariati all`ospedale».
I piani antiviolenza.
«Sono stati stanziati molti soldi, però mal distribuiti. A volte finiti in strutture inefficaci. Devono essere erogati direttamente ai comuni e ai centri antiviolenza, la cui straordinaria esperienza va sostenuta e valorizzata».


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