“La premeditazione e la spietatezza di questo ennesimo Femminicidio non lasciano spazio a dubbi: non esiste alcun raptus o tempesta emotiva in questo come in tutti i casi di violenza maschile contro le donne. Dentro quel “ ti ricordi di me? “ c’è tutta la dinamica atroce di dominio che un uomo violento pensa di poter esercitare su una donna. Siamo sempre allo stesso punto, fermi di fronte ad un altro episodio che mette in luce l’enorme vicenda culturale con la quale ci troviamo a combattere. Una relazione asimmetrica di potere giocata tutta a danno delle donne.
In questo senso, a fianco di una battaglia culturale seria e radicale, è forse arrivato il momento di una seria riflessione sull’efficacia e sulla durata delle misure di prevenzione: credo sia necessario prendere in considerazione la possibilità di estenderle , separandole anche dalla pena già scontata, fino a che l’uomo non dimostri concreta prova di essersi rieducato. È chiaro, si tratterebbe di comprimere in maniera considerevole gli spazi di libertà di un soggetto formalmente riabilitato per il diritto penale, ma se continua ad essere un rischio per la parte lesa va fermato. Siamo di fronte a ragioni eccezionali e forse è arrivato il tempo di pensare a misure eccezionali. Lo dico ancora una volta a tutta la politica: facciamo insieme una lotta senza quartiere alla violenza contro le donne. La commissione che presiedo è qui anche per questo: andare avanti così a tentoni e senza una strategia complessa può significare solo continuare a piangere le vittime il giorno dopo”, così in una nota la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della commissione di inchiesta parlamentare per il Femminicidio.


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