“Tra le ragioni che ci hanno spinti a sostenere con convinzione la candidatura di Andrea Orlando alla segreteria nazionale del Pd vi è la chiarezza e determinazione con cui lo stesso ha posto il tema della separazione tra la funzione del segretario e quella del candidato alla guida del governo”. Lo scrivono in una nota i senatori del Pd Daniele Borioli e Salvatore Tomaselli.
“Una scelta resa matura dal mutato quadro del sistema politico, ormai molto distante dal bipolarismo, nonché dalla semplice presa d’atto di quanto è successo in questi anni: nella prima occasione in cui abbiamo sperimentato la coincidenza tra le due figure nella stessa persona, il modello non ha funzionato. A danno soprattutto del partito – continuano – che è risultato incapace di accompagnare il processo riformatore, messo in atto dal Governo e dal Parlamento, con un’iniziativa politica capace di coinvolgere la partecipazione della società italiana. Apprezziamo che su questo punto, ritornino oggi con i loro autonomi punti di vista sia Sergio Chiamparino che Giuseppe Sala, che indicano, altresì, alla luce delle loro esperienze alla guida di importanti governi locali, l’esigenza di un cambiamento di rotta verso un modello di centrosinistra più inclusivo, capace di organizzare intorno al Pd un campo più ampio di forze democratiche e riformiste. Una prospettiva che possa rilanciare la funzione popolare e attrattiva del Pd, non più centrata sulla presunzione di autosufficienza, e più adatta a interpretare e sfidare lo spirito di questo tempo, incalzato dai nazionalismi xenofobi e dai populismi radicali”.


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