Sono trascorsi appena 15 giorni dal voto del 4 marzo e sui temi principali che hanno caratterizzato lo scontro elettorale si impone già la necessità di passare dalla fase della propaganda a quella della gestione concreta.
L`auspicio naturalmente è quello che si formi subito il nuovo Governo. E che si ricreino le condizioni per garantire stabilità al nostro Paese. Ma tutto lascia intendere che saranno passaggi complessi e particolarmente lunghi. È in questo scenario politico che si dovrà fare i conti con le possibili emergenze a partire da quella migratoria. Il governo in carica ha tracciato nell`ultimo anno e mezzo una linea precisa sia nelle politiche di accoglienza dei migranti, sia in quelle di contenimento, frutto di accordi in Libia e in tutto il Mediterraneo, passando anche per la messa a punto di un codice di condotta per le navi delle Ong.
D`altro canto si avvicina la primavera, stagione in cui fisiologicamente gli sbarchi aumentano per le migliori condizioni del mare. C`è dunque da aspettarsi una significativa ripresa dei flussi che potrebbe coincidere con la delicata fase della formazione dei nuovi equilibri parlamentari e di governo.
Varrebbe allora la pena iniziare a riflettere sin da ora su come comportarsi. Valutare cioè se ci sono spazi per un`azione in continuità con le politiche messe in campo finora e in tal caso individuare le modalità con cui garantire una operatività che vada ben oltre l`ordinaria amministrazione. Posto che con le prossime dimissioni del Governo in carica si potrà agire solo entro quei limiti. E potrebbe non essere sufficiente.
La questione è molto seria e dovrebbe essere sottratta ai postumi di una campagna elettorale ormai conclusa per essere affrontata e condivisa tra tutte le forze politiche. Sarebbe insomma saggio adottare una strategia condivisa in questo periodo di transizione dal vecchio al nuovo esecutivo. Scorrendo i programmi elettorali delle due forze politiche che hanno vinto le elezioni, Movimento 5 Stelle e Lega, ne deriva che non sarà facile. Per quel che riguarda la Lega, si propone addirittura come opportuno «valutare di avanzare un esposto contro il Governo per omissione reiterata nell`applicazione della legge che regolamenta l`immigrazione e per mancato controllo delle frontiere» e la «revoca dell`accordo sulle regole d`ingaggio nel progetto “Triton”». Non proprio una linea di conciliazione.
D`altro canto Il programma elettorale del Movimento 5 Stelle è ricco di buoni propositi, come ad esempio il potenziamento delle Commissioni Territoriali (per la verità già notevolmente ampliate negli ultimi mesi) o il superamento dell`accordo di Dublino, insieme all`impegno dell`Europa di introdurre un meccanismo automatico e obbligatorio di distribuzione dei richiedenti asilo tra tutti gli stati europei. Tutti attuabili nel medio lungo periodo. È legittimo quindi domandarsi cosa possa avvenire nei prossimi mesi tanto più se si allungano i tempi della crisi politica. Tenendo conto che in Libia stenta a concretizzarsi un processo di stabilizzazione politica e di unità del Paese. E che volgendo lo sguardo all`Africa la situazione appare molto problematica dopo le dichiarazioni di qualche giorno fa sulla presenza militare italiana a supporto dei controlli della frontiera in Niger.
Il Niger rappresenta uno dei principali Stati di transito per i migranti dell`Africa sub-sahariana diretti in Libia. Il ministro dell`Interno nigerino Mohamed Bazoum ha definito «inconcepibile» la missione militare approvata a fine gennaio dal parlamento italiano affermando che resta aperto lo spiraglio per una «missione di esperti», ma non con ruoli operativi e non «nell`ordine dei quattrocento». Vedremo gli effetti del vertice di ieri a Niamey. Sarebbe comunque opportuno predisporsi a far fronte per tempo a ogni eventualità. Per questo, non appena eletti i presidenti delle Camere e i vertici dei gruppi parlamentari, sarebbe utile convocare una riunione per condividere tra tutte le principali forze una comune strategia per il periodo di passaggio da un Governo all`altro.


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