Il Senato è stato chiamato a votare la manovra in tarda notte, senza neanche il tempo di leggerla. Soldi sparsi qua e là, tra una mancia a Crotone, una a Reggio Calabria e un bel condono di Natale per i finti poveri che frodano il fisco.
“Onestà, onestà”.
Quota cento e Reddito di cittadinanza si pagano con l’indebitamento futuro. Sono misure buone per mietere voti alle Europee, anche se sforbiciate di quattro miliardi, dopo la grande sottomissione a Bruxelles.
Un potere che si sente onnipotente, comprime i tempi, annulla le discussioni, azzera i diritti delle minoranze, con pressappochismo presenta conti che arrivano tardi e scritti con sciatteria.
In commissione bilancio arriva il maxi- emendamento con quattro commi sbagliati nei numeri, altri ripetuti tre volte, come una brutta copia scritta in fretta. Quindi il Governo scompare per un’ora, per la bella copia e qualche fotocopia.
E’ il cambiamento.
Nella Caporetto di una manovra dettata da Bruxelles, l’Aula viene sospesa, più volte, la rissa è spesso sfiorata; i parlamentari dalla maggioranza non intervengono in discussione, perché il loro compito non è intervenire, ma obbedire, eseguire.
La forma è sostanza.
L’annullamento del processo democratico è quasi peggio della manovra stessa. Le Istituzioni sono vissute come un impiccio da cui liberarsi, perché la politica populista è altrove.
Come sempre i pastrocchi sui numeri sono colpa dei soliti tecnici, non di una politica dell’improvvisazione, che comunica tanto ma governa poco. È il leitmotiv di questi mesi, le perfide burocrazie che ostacolano il cambiamento.
Le foto a volte rendono più delle analisi. Danno il senso degli eventi.
Eloquente è l’immagine dei banchi del Governo vuoti, quando inizia la discussione sulla manovra, col solo ministro Tria seduto ad ascoltare. I due vicepresidenti-capi del Governo sono altrove. L’imbarazzo dei pentastellati è palpabile, in una giornata che certifica ciò che non sono più.
Trasparenza, trasparenza.
Altro che diretta streaming. Questa è la storia di un testo votato al buio, di notte. Questa è la cronaca di una giornata che diventerà una pagina (triste) dei libri di storia che segna uno spartiacque nella vita democratica e determina la chiusura sostanziale del Parlamento.
Niente da fare dei 2400 emendamenti che avevamo presentato. Non sono nemmeno stati letti. Inutili.
A questo punto faremo ricorso alla Corte Costituzionale per violazione dell’articolo 72 della Costituzione!
Nota – Articolo 72 della Costituzione
Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale.
Il regolamento stabilisce procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali è dichiarata l’urgenza.
Può altresì stabilire in quali casi e forme l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sono deferiti a Commissioni, anche permanenti, composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. Anche in tali casi, fino al momento della sua approvazione definitiva, il disegno di legge è rimesso alla Camera, se il Governo o un decimo dei componenti della Camera o un quinto della Commissione richiedono che sia discusso e votato dalla Camera stessa oppure che sia sottoposto alla sua approvazione finale con sole dichiarazioni di voto. Il regolamento determina le forme di pubblicità dei lavori delle Commissioni.
La lettura sintetica di questo Bilancio.
Per mantenere almeno una parvenza di credibilità alle balle elettorali, in particolare su Reddito di cittadinanza e Quota 100, hanno massacrato tutto il resto.
In particolare:
– nel 2019 i 2/3 di tutto il bilancio sono finanziati a nuovo debito;
– Nel 2021 per scrivere il nuovo bilancio si partirà da un -21 miliardi. Se non si troveranno l’IVA andrà al 26,5%;
– Tagliati tutti gli investimenti pubblici che toccano il minimo storico;
– Aumentano le imposte di +7 miliardi;
– Per sostenere il bilancio lo Stato deve vendere 18 miliardi di aziende pubbliche e immobili pubblici;
– Blocco assunzioni;
– Blocco delle pensioni sopra i 1500 Euro;
– Colpo al Terzo Settore con Ires raddoppiata che passa dal 12 al 24 %;
– Taglio ai comuni di Fondi dati già per certi.
L’Italia rimarrà sorvegliato speciale e già in gennaio dovrà rendere conto ai paesi europei.
Nel frattempo sono congelati 2 miliardi a titolo di acconto.


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