“Queste settimane di lockdown ci hanno consentito di bloccare la curva esponenziale del contagio e recuperare, nel contempo, una montagna di dati e di numeri. Una valanga di evidenze utili a costruire una strategia per la necessaria ripartenza, tenendo ben presente che non siamo ancora fuori dall’epidemia, né lo saremo – e di questo credo si è ormai tutti consapevoli – fino a che non ci sarà un vaccino o una terapia certa.
In questo momento di gravissima crisi ritengo responsabile, anzi doveroso, evitare di cadere nella trappola delle fazioni irriducibili, che oggi vede “l’un contro l’altro armati” gli aperturisti tout court contro i loro opposti. Noi dobbiamo recepire doverosamente le raccomandazioni elaborate dal comitato tecnico scientifico, ma anche conferire ad esse una necessaria ratio politica.
La sfida più grande, oggi, infatti, non è solo il contenimento del virus, ma è compiere “quel giusto passo oltre”.
Ci sono evidenze di una forte disomogeneità del contagio tra le 20 regioni del nostro Paese. Se i prossimi giorni dovessero continuare a confermare queste evidenze sensibilmente diverse, forse non ci sarebbero più motivazioni insuperabili per non prevedere misure di rilascio differenziate, sulla scorta della situazione di fatto diversa e, appunto, in forza del previsto e garantito monitoraggio permanente. Fare questo consentirebbe di evitare qualche fuga in avanti, in solitaria e disordinata, di singole regioni.
Non si tratta di barattare la salute con il lavoro. Ma non deve essere considerato come un tabù il pensare ad un allentamento differenziato della morsa del lockdown. Con le massime garanzie sanitarie possibili, certo. Se questo è vero, il tempismo è stato sin dall’inizio la variabile tra le più fondamentali per affrontare questa crisi: le risposte che fino ad oggi il governo ha potuto offrire sono state il più possibile tempestive, cercando di superare in ogni modo il pantano della burocrazia.
Quello che noto invece, e su cui ogni giorno ricevo sollecitazioni, è un atteggiamento poco collaborativo da parte del sistema bancario che, ricordo, in questa crisi è chiamato anch’esso a fare la sua parte.
Perchè ognuno deve fare la propria: il governo, le banche ma anche l’opposizione, perchè serve responsabilità e non mozioni di sfiducia o occupazioni di aule e c’è in gioco il futuro dell’Italia e non la cifra dei sondaggi”. Così il vice presidente dei senatori del Pd nel suo intervento sull’informativa del Presidente Conte.


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