“Questo provvedimento istituisce due nuovi Ministeri autonomi, quello dell’istruzione e quello dell’università e della ricerca. Non è un accorgimento tecnico: dentro l’unica, grande, strategica battaglia per mettere la conoscenza al centro, viene riconosciuta la specificità, la peculiarità, di ciascuna materia, con tutte le energie, le risorse, il peso specifico che ciascuna materia merita, evitando che l’una, in particolare la scuola, possa sovrastare e fagocitare le altre.
Nel mondo, i grandi Paesi, quelli che hanno un ruolo leader, sono quelli che investono massicciamente in formazione e ricerca. Questo è vitale in termini di competitività e, quindi, di forza economica, in termini di contrasto alla diseguaglianza e, quindi, di forza della nostra democrazia.
Il fatto che il nostro Paese sia al vertice di quelli economicamente più sviluppati e, invece, al fondo delle classifiche degli investimenti in formazione, dall’età prescolare fino ai più alti gradi accademici, è una contraddizione insostenibile, che, se non affrontiamo subito con urgenza, ci condannerà al declino.
Le aspettative sono molte, in particolare per quello che riguarda il Ministero dell’università e della ricerca. A mio avviso, c’è una grande “questione università”, che non riguarda solamente gli addetti ai lavori, ma il futuro dell’Italia. Riguarda l’ascensore sociale bloccato. Noi abbiamo introdotto la no tax area per chi è in difficoltà economiche. Quello strumento va allargato per tutti i redditi anche medi, per permettere a tutti di studiare e di puntare sul proprio talento, a prescindere da quelle che sono le condizioni di partenza.
C’è poi il tema della precarietà, insostenibile nella ricerca, soprattutto nell’università, che espelle dal sistema la gran parte dei giovani ricercatori con un danno enorme per il Paese: spreco di energie, di investimenti, di capitale umano. È fondamentale un piano di reclutamento di 10.000 ricercatori in cinque anni, come da tempo chiediamo e come si è cominciato a fare, con i primi 1.600, con il decreto che votiamo. Al contempo, però, è fondamentale cancellare le norme della legge Gelmini che hanno provocato una precarietà enorme, strutturale, nemica della ricerca, che grava sulla vita di migliaia di ricercatori. C’è una nostra proposta qui in Senato, scritta insieme ai ricercatori di base e ai dottorandi, ma chiediamo che su questo ci sia l’impegno diretto del nuovo Ministro”. Così il senatore del Pd Francesco Verducci, vice presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama.


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