“L’invasione della Siria da parte del Presidente Erdogan, è stata resa possibile dalla decisione di Trump di ritirare le sue truppe dal nord della Siria, così lasciando campo libero all’esercito turco e alle sue milizie islamiste.
Ora siamo di fronte a stragi di civili e militari curdi, distruzione di decine di villaggi, assoluta insicurezza delle strade e impossibilità delle comunicazioni nel nord-est della Siria e, soprattutto, la prospettiva della spartizione di quel territorio tra la Turchia e la Siria, con la regia della Russia.
La Siria e la vasta regione che la circonda sono troppo contigue all’Europa e all’Italia, troppo vicine ed hanno troppi interessi comuni per non destare la nostra preoccupazione e per ben interrogarci se tutto quello che doveva essere fatto, è stato fatto.
La prima domanda che dobbiamo porci riguarda il popolo curdo.
Trump e l’Occidente hanno sollecitato e goduto del determinante aiuto dei soldati curdi nella lotta all’Isis. Moltissimi curdi sono morti per la sicurezza dell’occidente, ma quando Erdogan ha voluto invadere il nord-est della Siria con l’obiettivo di distruggere il progetto politico curdo in Rojava, Trump ha ordinato ai suoi uomini di andarsene e lasciar fare alla Turchia. L’Italia e L’Europa debbono sentire la loro responsabilità e non abbandonare i curdi. Credo che oggi questo debba essere il primo impegno che l’Italia e l’Europa debbano prendere.
La seconda domanda riguarda la pressoché totale mancanza di peso politico dell’Europa e, quindi, anche dell’Italia nella soluzione della grande crisi internazionale.
La reazione europea all’invasione della Siria è stata unanime, forte e chiara. Ma la sua capacità di incidere sui fatti e far valere le proprie posizioni è stata pressoché nulla.
Il punto è che senza strumenti anche militari di sostegno alla pace, la pace non sarà mai sicura: l’invasione turca della Siria, le violenze del confronto tra tutti i paesi del quadrante mediorientale, la nuova guerra mondiale a pezzi, la denuncia dei trattati di non proliferazione delle armi nucleari, ci dicono che è arrivato il momento di rimettere all’ordine del giorno un completo sistema di difesa europea”. Così il senatore Luigi Zanda nella sua dichiarazione di voto sulle comunicazioni del ministro degli Esteri al Senato.


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