“Una decisione pilatesca ed offensiva. Il governo ha deciso di non intervenire per chiarire la posizione dell’INPS che sta danneggiando economicamente migliaia di militari prossimi o già in pensione. Questa è la triste risposta del ministro Di Maio stamattina alla mia interrogazione sul trattamento delle pensioni militari”. Lo dice il senatore del Pd Vincenzo D’Arienzo.

“Come è noto – prosegue D’Arienzo – l’INPS in sede di riconoscimento del trattamento pensionistico ritiene che la quota di pensione retributiva vada calcolata come per il personale civile e cioè con l’aliquota inferiore del 35% (prevista dall’art 44 dello stesso DPR del 1973). Questo nonostante l’art. 54 del Dpr n.1092/1973 (Approvazione del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato), preveda l’applicabilità dell’aliquota del 44% per il calcolo della quota di pensione retributiva spettante al personale militare che avesse maturato almeno quindici anni e non più di venti anni di servizio utile e, quindi, per chi al 31.12.1995 aveva maturato almeno 15, ma meno di 18 anni di servizio utile. Eppure la vicenda è stata chiarita dalle Sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti della Sardegna e della Puglia a favore dei militari ricorrenti. Ora il governo ha risposto che attenderà l’esito del ricorso contro quel pronunciamento, una posizione pilastesca e sbagliata. Di Maio avrebbe dovuto chiedere all’Inps di ritirare i ricorsi, senza scaricare l’onere della vicenda sui singoli e senza correre il rischio che nelle diverse regioni la Corte dei Conti prenda decisioni contrastanti”.

 

 


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