Una presenza forte delle navi militari italiane nelle acque libiche che consenta di fermare, una volta per tutte, i trafficanti di esseri umani. Il presidente della Commissione difesa del Senato Nicola Latorre ha chiesto al ministro Marco Minniti, durante l`audizione di ieri, di insistere con il governo affinché si faccia il più in fretta possibile, «in modo da mettere il Parlamento nelle condizioni di decidere sull`argomento in tempi rapidi».
Senatore Latorre, quale sarà l`impegno dell`Italia in territorio libico?
«Giudico la lettera inviata da Serraj al premier Gentiloni un fatto estremamente importante. E` evidente che ora il ministero della Difesa e il Parlamento, che è sovrano, dovranno con tempestività fare le proprie valutazioni. E qualora vengano accolte, posso solo dire che di fronte a una simile richiesta, dobbiamo mettere a disposizione una presenza che corrisponda all`importanza di questa missione, sia nell`interesse del nostro paese sia nell`interesse del governo libico. Non una nave, ma un impegno vero».
Fino a questo momento la Libia aveva sempre rifiutato interventi esterni sul suo territorio, come mai la richiesta arriva ora?
«E` la conferma che il lavoro svolto in questi mesi, in particolare dal ministro Minniti, sia nel rapporto con Serraj sia in quello con le tribù locali sia in quello con i sindaci, ha prodotto un rapporto tale per cui il governo libico che, fino a poco tempo fa escludeva in maniera perentoria una eventualità del genere, è giunto a questa decisione. Basti pensare che la terza fase di Eunavfor med, l`operazione Sophia, non ha trovato attuazione pratica perché la Libia doveva concedere l`autorizzazione per entrare nelle proprie acque territoriali».
Questa volta la richiesta sembra chiara.
«E` rivolta direttamente e unicamente all`Italia».
Pensa che si troverà l`accordo politico?
«E` chiaro che si tratta di una decisione che deve essere valutata dal ministero della Difesa, mi sembra però che il presidente del Consiglio abbia già espresso una volontà favorevole. Anche se gli aspetti operativi rimangono di competenza della Difesa, e poi dovrà essere il Parlamento a deliberare la disponibilità. A quel punto il governo valuterà gli aspetti organizzativi e anche gli aspetti politici d`intesa con il governo Serraj. Ripeto, è un grande fatto, perché ci mette nelle condizioni di dare una mano ancora più concreta di supporto alla guardia costiera libica».
L`operazione, però, da sola non basta. Restano tante le questioni aperte.
«Infatti dobbiamo continuare a incalzare l`Europa e ad interloquire con i paesi del nostro continente sul tema dell`accoglienza dei migranti. Da questo punto di vista è fondamentale sostenere l`impegno del ministero degli Interni: il piano di accoglienza diffusa sul territorio, in un rapporto trasparente tra Governo e amministrazioni locali, deve tenere insieme lavoro di integrazione ma anche fermezza e rimpatri nei confronti degli irregolari. Abbiamo appena approvato al Senato il nuovo decreto sul mezzogiorno che mette a disposizione dei comuni italiani 150 milioni, ai quali si aggiungeranno i 100 milioni della commissione europea. E questo significa avere anche una disponibilità finanziaria adeguata per perseguire il piano di accoglienza diffusa ed evitare le presenze massicce di quei rifugiati che hanno diritto all`accoglienza, mantenendo anche la dignità di coloro che dovranno essere rimpatriati. Tutto questa delinea una strategia dei flussi che è stata la vera svolta del nostro governo».


Ne Parlano