In incontro partito lentamente, tra qualche difficoltà e diffidenza, ma concluso con un patto di amicizia. Il presidente della Commissione difesa del Senato, Nicola Latorre, si è recato ieri a Tobruk per incontrare il suo omologo, Talal al-Mayhoub, per spiegare che nelle intenzioni italiane non c`è mai stata una volontà di violare la sovranità di quel territorio, ma soprattutto per caldeggiare la visita a Roma del generale Khalifa Haftar, prevista per il 26 settembre.
Con quale disposizione d`animo Haftar verrà in Italia?
«Penso, e spero di non essere smentito, che verrà con un atteggiamento costruttivo».
La sua presenza non rischia di incrinare i rapporti con Tripoli e il governo di Fayez al Serraj?
«Quella dell`Italia è una iniziativa che sta dentro a un processo che contempla anche l`invito ad Haftar e il suo viaggio a Roma serve a favorire una partecipazione attiva di tutte le parti alla ridefinizione dell`accordo politico di Skhirat, l`intesa firmata nel dicembre del 2015, in Marocco, ma mai approvata da Tobruk, per un governo di unità nazionale in Libia. Il senso dell`iniziativa è questo. Ed è un processo che ci auguriamo possa coinvolgere tutti».
Quali le richieste?
«Che l`Italia sia protagonista di una iniziativa che favorisca un processo politico in cui si possano riconoscere tutti, anche loro. Anche perché, siamo sinceramente convinti, che i protagonisti della stabilizzazione della Libia debbano essere tutti i libici. Infatti, di Libia si occupano tanti paesi, ma molto spesso sono paesi lontani e quindi non interessati realmente alla stabilizzazione, perché le conseguenze non le pagano direttamente loro, mentre per noi è veramente fondamentale perseguire questi obiettivi perché una Libia stabile, una Libia sicura, una Libia sviluppata economicamente, è una garanzia».
Quando ci siamo accorti che non si poteva fare a meno di Tobruk?
«Abbiamo confidato nel fatto che il processo politico attivato potesse coinvolgere anche Haftar. Purtroppo questo non è accaduto, anzi i rapporti si sono
via via complicati all`interno del paese, sono diventati più tesi. A quel punto è scattato l`allarme, c`era il rischio che potesse trasformarsi in una vera e propria rottura dell`unità, e quindi ci siamo dovuti assumere questa iniziativa. Non a caso anche l`incontro avvenuto in Francia tra al Serraj e Haftar è stata considerato utile se ha avuto l`obiettivo di favorire il progetto».
Cosa abbiamo proposto a Tobruk?
«Il presidente della Commissione difesa Talal al-Mayhoub mi ha fatto incontrare tutti i membri, e io li ho invitati formalmente a venire in Italia a confrontarsi con la nostra Commissione in Senato. Ho chiesto loro di sostenere l`incaricato dell`Onu Ghassam Salamè che va nella direzione di coinvolgerli. E poi di venire da noi per proseguire il confronto, con l`augurio di poter aprire una presenza diplomatica stabile anche in quella zona. Inoltre, ho chiesto di prevedere l`organizzazione di un forum con gli imprenditori italiani in modo da garantire la possibilità di investimenti che possano contribuire allo sviluppo locale».
Migranti e terrorismo, sono stati presi degli impegni concreti?
«E` stata registrata la presenza di Daesh, qualche focolaio, ma ritengono che la situazione sia sotto controllo nelle zone di loro competenza. Riguardo ai migranti, da quelle zone non parte flusso migratorio, lo hanno bloccato, e si sentono impegnati a proseguire. Il traffico di essere umani è un problema enorme per l`Italia ma anche per la Libia».
Non sembrano convinti del coinvolgimento delle milizie negli accordi.
«Hanno una teoria, e cioè che gran parte dell`attività di traffici umani siano controllati da alcune milizie, e ritengono che siano proprio le milizie il problema. Mi sono permesso di dire che dobbiamo contrastare chiunque svolga attività di traffici di esseri umani, che dobbiamo favorire lo sviluppo economico che sottragga manodopera a questa attività, lavoro straordinario che sta facendo il nostro ministro dell`Interno, e che nel processo di costruzione dell`unità libica, dobbiamo puntare a unificare le forze della Cirenaica e di Tripoli in un assetto unitario. Una condizione che va portata avanti senza pregiudizi».


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