Presidente Latorre, vi siete occupati di una questione potenzialmente molto spinosa: il rapporto tra lotta al traffico di migranti e ruolo delle ong.
Qual è il punto di equilibrio tra priorità alle indagini e salvataggio delle vite umane e che tipo di indicazioni mandate a governo e parlamento?
«Tutti i pm siciliani sentiti ci hanno fatto notare che, se il salvataggio viene fatto dalle ong, l`attività di indagine inizia solo al momento del trasbordo dei migranti sulle navi della Guardia costiera. E a quel punto si sono già consumati i momenti decisivi per raccogliere gli indizi più importanti. L`esempio della vicenda dei telefonini satellitari è il più clamoroso. In più di un`occasione è
successo che quando ad un salvataggio in mare non era presente polizia giudiziaria, poco prima che iniziasse l`opera di salvataggio i trafficanti si avvicinavano nuovamente via mare e si riprendevano sia i satellitari sia il motore della barca mandata alla deriva. E` nel momento del salvataggio che c`è bisogno della presenza di qualcuno concentrato esclusivamente sull`indagine per combattere i trafficanti».
Come convincere le ong a collaborare?
«Considero non condivisibile ma comprensibile che alcune ong, per motivi ideologici, si rifiutino di far salire a bordo uomini della polizia giudiziaria. E mentre nel caso di organizzazioni italiane, potremmo anche tentare di pretendere questa condizione, nel caso di una imbarcazione non italiana non si può fare neanche questo».
E allora cosa si può fare?
«E` necessario inviare un`imbarcazione leggera con polizia giudiziaria, a fianco di quella della ong, nel momento del salvataggio. Questa operazione sarà possibile ed efficace se io Guardia costiera ti coordino sin da prima che inizi il soccorso e ti dico dove posizionarti e quando è il caso di muoversi, sulla base di un costante scambio di informazioni. Oggi, ogni ong si mette nel tratto di mare che preferisce, aspetta i naufraghi e avverte la Guardia costiera o al momento dell`avvistamento dei profughi o nei casi di emergenza anche dopo».
Per fare una cosa del genere ci vogliono più mezzi?
«Non è detto. Il punto è che tutto il meccanismo deve avvenire con il consenso delle ong. Una collaborazione che include un meccanismo di accreditamento, nel corso del quale dovrebbero rendere noti i dati sui loro finanziamenti e indicazioni precise su tutto l`equipaggio che hanno a bordo, compresi i marinai».
E se rifiutano di collaborare visto che sono ong con sede all`estero a bordo di navi che battono bandiere extraeuropee e agiscono in acque internazionali?
«Loro dicono di voler aiutare l`Italia nell`opera di salvataggio e di voler collaborare con la Guardia costiera. Se non lo vogliono più fare, la stessa Guardia costiera potrebbe anche dargli indicazione di portare i migranti salvati nel porto più vicino alla loro sede, chissà Rotterdam ad esempio. Se davvero la collaborazione si rompe, gli organi competenti potrebbero anche prendere in considerazione la possibilità di non concerere l`approdo».
Sarebbe una decisione estrema, susciterebbe indignazione e polemiche…
«Sarebbero però le ong a creare lo scontro, non il contrario. Io sono convinto che organizzazioni serie come Medici senza frontiere, Save the childern e Sos Mediterraneè non si rifiuterebbero di aiutare le indagini, sono organizzazioni molto serie. In ogni caso, bisogna lavorare a creare il giusto clima di cooperazione, solo così si ottengono risultati».
Esistono forme di coordinamento con le autorità dei paesi sede delle ong per avviare uno scambio di informazioni?
«Ho avuto un colloquio molto proficuo con il mio omologo della Bundestag tedesca, si è detto molto interessato alla possibilità di condividere queste informazioni e modalità di accreditamento, posto che in Germania già ci sono delle regole su questo genere di informazioni»
Il tema dei soccorsi da parte delle ong si collega a quello, più ampio, dell`emergenza immigrazione. Quale deve essere il ruolo dell`Italia?
«Il nostro paese vive, al momento, tre emergenze: sicurezza, migrazioni e sviluppo economico. Ecco, io credo che per risolvere tutti e tre i problemi sia essenziale che l`Italia assuma il ruolo di player principale nel Mediterraneo. E` questo il punto su cui battere anche in Europa e nei rapporti con il nostro principale alleato che sono gli Usa, con la Nato e con la Russia. Un compito da attore principale nella stabilizzazione del Mediterraneo garantirebbe anche la difesa degli interessi nazionali, categoria che va considerata con la
giusta attenzione».
In questo contesto si iscrive la riapertura dell`ambasciata al Cairo? Qualcuno la critica per questa proposta, sostenendo che così il caso Regeni finirebbe definitivamente nel dimenticato io…
«Io penso il contrario, forse all`inizio la rottura è servita a stimolare una reazione, ma ora la nostra assenza nel paese potrebbe finire per danneggiare le indagini. Tanto più che ora qualche segnale di collaborazione sull`inchiesta c`è, anche per come si stanno sviluppando i rapporti tra le magistrature».


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