Nicola Latorre, presidente della  commissione Difesa, ha concluso  l`indagine sulle Ong in mare. E avverte:  «Via dai nostri porti chi viola le regole. I privati devono collaborare».

«Se venisse confermato quanto ha denunciato la guardia costiera libica che delle navi delle Ong aspettassero nelle acque territoriali della Libia i barconi carichi di migranti anche grazie a collegamenti telefonici emergerebbe un comportamento inaccettabile. Vorrei ricordare che queste navi dovrebbero operare in stretto coordinamento con la nostra Guardia Costiera». Nicola Latorre, senatore del Pd, è il presidente della commissione Difesa che ha concluso l`indagine parlamentare sull`attività delle navi delle Ong al largo del Mediterraneo. Il documento finale redatto dalla commissione aveva escluso contatti diretti tra scafisti e organizzazioni umanitarie, ma lo scorso venerdì il portavoce della guardia costiera libica ha rivelato di avere le prove dei contatti che impediscono alle autorità del Paese di contrastare i traffici di esseri umani.
Presidente, dopo il procuratore di Catania, ora anche i libici accusano le Ong. Cosa sta succedendo?
«Accuse che andranno verificate, noi non abbiamo trovato riscontri all`ipotesi che le Ong operino in combutta con i trafficanti. Dall`altro lato però dobbiamo incentivare l`attività di contrasto ai trafficanti che ha messo in campo il governo libico anche grazie all`aiuto italiano».
I risultati però stentano ad arrivare. Le Ong, come sostiene anche Frontex, rappresentano un incentivo alle partenze?
«Questo non è sinora dimostrato, le tesi sono diverse. Nel documento finale della commissione abbiamo chiesto, come suggerito dai magistrati che abbiamo ascoltato in audizione, che sulle navi delle Ong possano salire a bordo gli agenti della polizia giudiziaria. Oppure che delle nostre imbarcazioni possano affiancare e seguire queste navi. C`è la necessità che contestualmente alle operazione di salvataggio che le associazioni umanitarie compiono in mare siano avviate le indagini da parte della nostra autorità giudiziaria».
Una misura che però è contrastata dalle stesse Ong. Glielo imporremo?
«Qui si apre un nuovo problema perché alcune di queste organizzazioni non sono italiane e quindi non rispondono alla nostra giurisdizione».
E quindi non possiamo farci nulla?
«No, quello che possiamo fare è che le Ong che non operano secondo le nostre indicazioni portino i migranti in altri porti europei perché
noi non li accetteremo. O c`è piena collaborazione oppure ci troviamo di fronte a un serio problema. Per una buona gestione del fenomeno, che prevede sia il salvataggio dei migranti che il contrasto dei trafficanti, è necessario che ogni aspetto sia sotto controllo».
In che tempi saranno presi questi provvedimenti?
«Abbiamo dato delle indicazioni, ma non spetta a noi attuarle. Ora sarebbe auspicabile, come spero avvenga, che la nostra guardia costiera convochi i responsabili delle Ong per studiare una strategia condivisa pretendendone il rispetto».
I numeri sono impressionanti: lo scorso anno si è registrato il record di sbarchi sulle nostre coste e quest`anno si prevede che le dimensioni del fenomeno saranno pari o superiori. Gli accordi con Tripoli sembrano non funzionare.
«Sarebbe assurdo pensare di risolvere un fenomeno strutturale di portata così enorme in poco tempo. Il ministro Minniti ha avviato un approccio strategico al problema che consiste in un lavoro graduale, condotto step by step, che comprende il dialogo con le autorità libiche ma anche con i Paesi confinanti dai quali transitano i migranti. t un piano di una portata straordinaria che si coniuga anche con i provvedimenti presi sull`accoglienza, tempi più rapidi della giustizia per stabilire se i richiedenti asilo hanno diritto a restare in Italia e la distribuzione dei migranti».
Un piano che va a rilento. In Campania, come in altre zone d`Italia, solo un comune su tre ha previsto piani d`accoglienza.
«Si sta cercando di superare con pazienza le resistenze di alcuni sindaci anche grazie agli accordi sottoscritti con l`Anci. La strada intrapresa è quella giusta, ma tutti devono rispettare questa strategia sia in mare che sulla terraferma. Va ricordato d`altra parte che l`Italia sta affrontando tutto da sola senza l`aiuto dell`Europa».
Anche il progetto della redistribuzione dei migranti negli altri Paesi europei è fermo.
«Bisognerebbe rivedere gli accordi di Dublino. La gestione economica delle migrazioni e dell`accoglienza non può essere gestita senza
un vero impegno dell`Europa. Noi siamo un grande Paese e continueremo a fare la nostra parte, ma di sicuro anche Bruxelles dovrà fare la propria. Ci siamo ritagliati un ruolo di player internazionale ricercando il dialogo con tutti. E un esempio è proprio la Libia, dove l`Italia sta addestrando la guardia costiera, le fornisce i mezzi, e dà im contributo di grande rilievo nell`ospedale da campo di Misurata».


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