“All’inizio del mio mandato di ministro della Difesa, una delle prime cose fatte fu incontrare la signora Guarino, mamma di Emanuele Scieri. Mi colpì molto la sua dignità e la sua ostinata ricerca di verità e di giustizia. Mi chiese un documento che per ragioni burocratiche non le era mai stato consegnato. Il mio Gabinetto lo fece avere all’avvocato Ettore Randazzo, che aveva seguito per conto della famiglia la vicenda. Non c’era nulla di riservato in quel documento, come rilevò lo stesso avvocato. Ma fu un gesto che fu considerato significativo, perché diede l’idea che qualcosa era cambiato”. Lo scrive su Facebook la senatrice del Pd Roberta Pinotti.

“Dopo un po’ di tempo – prosegue Roberta Pinotti – fu istituita la Commissione d’inchiesta dove fui audita e sin da subito diedi la disponibilità ad aprire ogni porta ed ogni armadio, perché per me era intollerante che un giovane italiano morisse all’interno di una caserma dello Stato mentre prestava servizio per il nostro Paese e rimanessero ombre sulla sua morte. Oggi, anche grazie a quella disponibilità, il lavoro della commissione parlamentare ha consentito una svolta nelle indagini. Pur con tutte le cautele del caso – conclude Pinotti – possiamo dire alla mamma e al fratello di Emanuele che ci auguriamo con loro che la loro speranza di giustizia trovi risposta”.


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