Piaggio Aerospace? Si salva a condizione che l`ordine da 766 milioni dei droni non venga cancellato e sia piuttosto rimodulato alla luce delle ultime vicende. Leonardo?
Fondamentale coinvolgerla, ma da sola non può bastare a risolvere tutto. Più della polemica con il governo gialloverde a Roberta Pinotti, senatrice Pd ex ministra della Difesa, preme il salvataggio della Piaggio. «Che è ancora possibile, se non si perde altro tempo e si garantisce il lavoro» spiega. Il tema-Piaggio, in particolare quello dell`aereo a pilotaggio remoto, il P.1HH, entra nell`agenda di Roberta Pinotti nel 2013, con la nomina a sottosegretaria alla Difesa del governo Letta.
Che succede, allora, senatrice?
«Sono al Salone di Farnborough e visito lo stand di Piaggio insieme ad altri esponenti della Difesa. Qui mi parlano per la prima volta dei droni, un prodotto che, su grandi dimensioni, in quel momento è sul mercato solo con prodotti degli Stati Uniti e di Israele. È qui che prende corpo il progetto di una “macchina” che abbia lo scafo del P180, il jet Piaggio, e la tecnologia dell`allora Selex, oggi divisione di Leonardo. Perché non provare a fare una cosa innovativa, primi in Europa, che possa dare uno sbocco all`azienda?»
Piaggio non stava attraversando un momento facile nemmeno allora…
«Il 2013 era un anno di crisi profonda per l`economia e anche il portafoglio ordini degli aerei civili era sceso. Non era un problema di prodotto, ma di congiuntura. Per questo l`opzione militare dei droni avrebbe dato una prospettiva di crescita all`azienda. Mubadala, che era nel frattempo diventato l`unico azionista, si era subito mostrata interessata al progetto».
E lei come si è mossa?
«Sono sempre stata nell`ambito delle mie competenze istituzionali, ma ho tenuto un ruolo attivo che favorisse il lavoro e di dialogo con le forze armate per supportare la nostra industria. Anche dal punto di vista logistico non è facile strutturare una produzione militare, ci sono parti che vanno secretate all`interno della fabbrica. Insomma, da parte mia, il massimo supporto».
Non si stava già muovendo l`Europa sul progetto del drone?
«Questa tesi che il P.1HH frenasse lo sviluppo del modello europeo è un errore. È vero il contrario, il P.1HH di Piaggio creava le condizioni per mettere l`Italia in una posizione di vantaggio rispetto agli altri paesi nel momento in cui si sarebbe arrivati a un drone europeo. L`Italia, con il prodotto di Piaggio, non si fermava al progetto, ma realizzava nel concreto aerei a pilotaggio remoto. Non è un caso che nel modello di drone europeo l`Italia dovrebbe intervenire con la tecnologia per comando e controllo, che sono di Leonardo. Ecco perché l`esperienza del P.1HH era ed è fondamentale».
Era o è?
«Guardi, non ci sono alternative a questo prodotto, a meno che davvero qualcuno non voglia pensare di affondare Piaggio, che ha 1.200 dipendenti diretti, centinaia di indotto e una conoscenza e una professionalità di tecnici e maestranze davvero unica».
L`ingresso di Leonardo potrebbe dare una svolta? L`ad Alessandro Profumo ha detto che valuterà il dossier.
«Fin dall`inizio ho auspicato questo. L`entrata di Leonardo è molto importante, anche perché ha già sviluppato una parte del progetto, ha forti sinergie con Piaggio e potrebbe svilupparne altre, come la manutenzione dei motori allargata anche ad altri mezzi. Ma è vitale avere la commessa dei droni. E da questo punto di vista è la politica che deve decidere».
Per ora siamo al sorteggio del commissario…
«La politica sceglie, non fa scegliere al caso. Perché per essere trasparenti poi si rischia di diventare irresponsabili. Comunque è fondamentale confermare il finanziamento per Piaggio, con l`ordine già assegnato e con lo sviluppo del modello successivo. Non ci sono alternative, anche perché 4 droni sono pronti e su altri 4 si sta già lavorando. Io credo che a questo punto sia necessario riformulare il finanziamento aprendo il più possibile l`impiego di questi mezzi».
Ad esempio?
«I droni sono sempre più richiesti non solo in ambiti militari, ma anche civili, beni ambientali e culturali, controllo del territorio, lotta alla criminalità. Lo Stato ha bisogno dei P.1HH e del suo sviluppo. Capisco che la situazione è difficile, ci sono stati cambi di management, a volte poca chiarezza sulle linee industriali, ma noi dobbiamo sostenere in ogni modo Piaggio».
La ministra della Difesa Trenta si è schierata a sostegno di Piaggio. Perché allora questi continui rinvii?

«È vero, la ministra ha parlato di Piaggio come di un asset strategico, ma è il silenzio di questi mesi da parte del governo il vero elemento incomprensibile. Oltretutto di fronte a un decreto già firmato. Che significa, che l`Italia non ci crede più? Non posso neanche pensarlo».


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