“Fa abbastanza specie constatare come, dinanzi al concedere la cittadinanza a Rami, l’adolescente egiziano cui si deve l’aver impedito la strage sul bus, autorevoli esponenti del Governo si stiano affrettando a circoscrivere l’evento, relegandolo nel novero della straordinarietà, caso mai i cittadini italiani e stranieri, che invece non trovano niente di straordinario a frequentare classi, e gruppi di amici, dove lingue e culture diverse si intrecciano, ci pigliassero gusto.
Un fretta scomposta, volgare e totalmente priva di grazia, che mette a nudo l’idea autoritaria della decisione: concedere un diritto individuando l’eventuale beneficiario per meriti eccezionali, il ragazzo egiziano che evita la strage come l’immmigrato che salva un italiano da una rapina o restituisce un portafoglio. Insomma, chi governa sta dicendo che la cittadinanza agli stranieri si dà per meriti eccezionali, e si può anche revocare (beninteso solo agli stranieri), qualcosa da elargire per grazia superiore, quasi fossimo in un Monarchia. Così rafforzando la sensazione di un potere discrezionale (fino a che punto uno è eroe o non lo è?) che dall’alto decide diritti, riconoscimenti, favori.
Eppure quel ragazzo è già cittadino italiano, e non avrebbe dovuto diventare eroe, rischiando la propria vita, per vedersi riconosciuta una condizione che è nelle cose.
Proprio le sue dichiarazioni ci obbligano a rimettere i piedi per terra, ribadendo la necessità di leggi che, come lo jus soli, riconoscono la cittadinanza a persone che vivono tra di noi e con noi, in questo modo costruendo più normalità e meno eccezionalità, più integrazione e meno conflitti. E questo dovrebbero saperlo anche gli irresponsabili sacerdoti dello stato di eccezione permanente alimentato da norme che puntano non a garantire sicurezza reale ma a moltiplicare il senso di minaccia come passaporto per il consenso sociale ed elettorale.
Credo sarebbe più opportuno per il Ministro Salvini, piuttosto che negare la normalità dello jus soli, concentrarsi sulle falle di un sistema per cui nelle aziende dedite al trasporto di minori, bambine e bambini, non credo che quella di San Donato Milanese rappresentasse un’eccezione, si possono aprire lacune nel processo di valutazione del personale impiegato”.


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